Archive for October 2012

Swiss education


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Dopo un mesetto in Svizzera e soprattutto dopo un rapido pasto con l'amico Noa (appena conosciuto), ho qualche idea da condividere sul sistema scolastico di questo magnifico Paese. Partirei da "l'internazionalità" della scuola, e in particolare dal loro studio delle lingue. Non c'è da stupirsi se gli svizzeri parlano un inglese quasi perfetto, indipendentemente dall'età o dall'estrazione sociale. Mi è capitato di incontrare persone "non proprio giovanissime" (60-70 anni) con una pronuncia ed una grammatica impeccabile. Gli studenti ovviamente non hanno alcun problema con la lingue, e neppure con le lingue in generale. Molti svizzeri di altri cantoni sanno anche il tedesco o comunque hanno una buona dimestichezza nell'apprendimento di altre lingue. Un livello di inglese che qui è "sufficiente" da noi sarebbe considerato ottimo, o quasi (parlo per esperienza..). 1 punto per il sistema svizzero, che ha capito che l'inglese è necessario. E che non perde tempo con inutile letteratura fine a sé stessa, mi si concentra sullo sviluppare le capacità linguistiche degli studenti (e poi verrà la letteratura, se interessa agli studenti..). -1 punto per l'Italia, che dalla terza superiore perde di vista il fine e inizia a raccontarci di Shakespeare e tanti altri, senza però che gli studenti sappiano articolare un discorso di senso compiuto (non che Shakespeare non sia importante.. ma è come studiare Leopardi senza saper parlare italiano..).

Sono ancora nella fase di "scoperta" del sistema universitario e soprattutto devo ancora sostenere esami, quindi per ora mi limito a qualche semplice considerazione. Nel Paese della democrazia per eccellenza (qui esiste la democrazia DIRETTA, e funziona alla grande) l'università pubblica è per tutti. Chiunque può accedere al bachelor (laurea triennale) all'ETH, il problema è resistere. Stando a quanto mi dice Noa, il primo anno di ingegneria meccanica si trascorre in un unica classe condivisa da più di 500 studenti. 10 mesi di lezioni e alla fine dell'anno 14 esami in un unico blocco, e si può "fallire" un esame soltanto una volta. Questo significa che se anche il secondo tentativo di un esame (qualsiasi) va male, si è automaticamente espulsi dal programma universitario scelto. Ma non solo all'ETH, bensì in tutta la Svizzera. Niente più ingegneria meccanica insomma (a meno di non emigrare), però si può sempre ricominciare (da zero) con qualcos'altro. Il tasso di "espulsione" dall'ETH nel primo e secondo anno di bachelor è circa del 50% (per anno). La Svizzera in questo caso guadagna e perde un punto contemporaneamente. + 1 perché l'università è accessibile per tutti (così non serve comprarsi un voto di maturità come in certi casi succede in Italia) e perché c'è una giusta competizione. Chi perde tempo rimane indietro, ottimo. - 1 perché mettere gli studenti in condizione di stress (14 esami in un unico blocco, massimo 1 ripetizione..) non è certamente il modo migliore per trarne il massimo. Inoltre dover abbandonare i propri progetti solo per un esame andato male 2 volte mi sembra davvero meaningless. 

Sugli esami so ancora troppo poco, però chiaramente sono tutti (o quasi tutti) a libri aperti, e in certi casi in formula "all inclusive" (quindi libri, appunti, computer, internet..). Questo può sembrare davvero rivoluzionario, ma qui l'obiettivo è saper fare, non saper imparare a memoria e puntualmente dimenticare il giorno dopo. Normalmente il semestre inizia a Settembre e finisce a Dicembre, 1 mese di pausa e 1 mese per la sessione di esami (alcuni dei quali si svolgono l'ultimo giorno di lezione a Dicembre). Poi si riprende a metà Febbraio e si conclude a fine Maggio, pausa Giugno e Luglio ed esami ad Agosto (ok questo è un po' extreme..).

Le lezioni sono prevalentemente frontali, quasi sempre con supporti digitali e spesso con esempi e applicazioni. Non mancano generalmente i compiti, abbastanza impegnativi ma sempre inerenti il materiale coperto a lezione. Ribadisco (come in post precedenti, vedi USA 2011..) l'importanza di questi esercizi, che in sostanza obbligano gli studenti a rivedere il contenuto delle lezioni e fissano i concetti nella mente. A volte le consegne si sovrappongono e il carico di lavoro diventa importante, però finora sono sopravvissuto (ecco, le ultime parole famose..).

Nel complesso sembra un sistema estremamente competitivo all'inizio, che poi si "stabilizza" su un buon livello in cui rimane un minimo sfondo di competizione. I miei compagni di corso sembrano interessati almeno quanto me, e decisamente preparati. Ancora un paio di mesi e avrò già concluso molti corsi e dato molti esami.. let's go.

Greg studying abroad


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Dirty life.. why not?


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"La prima volta che vidi Mark fu nella roulotte scassata che era l’ufficio della fattoria e casa sua. Venivo da Manhattan e mi ero fatta sei ore in macchina per intervistarlo nell’ambito del reportage che stavo scrivendo sui giovani agricoltori che producevano cibo biologico, sempre più richiesto. Bussai alla porta proprio mentre, come scoprii in seguito, schiacciava il sonnellino pomeridiano. Poiché non rispondeva nessuno, entrai in cucina, chiamai ad alta voce e dopo un minuto si spalancò la porta della camera da letto e Mark ne uscì a grandi passi allacciandosi la cinta dei pantaloni. Alto com’è, veniva verso di me spinto dalle lunghe leve delle gambe con uno strano passo, aggraziato ma deciso. Portava stivali di pelle consumati, blue jeans stinti sulle cosce e una camicia bianca in uno stato pietoso. Notai i vivaci occhi verdi, un naso importante e perfetto, la barba di due giorni e una criniera di riccioli d’oro. Grandi mani callose, avambracci guizzanti di muscoli con grosse vene blu. Sorrise: denti bellissimi. Profumava di pelle tiepida, gasolio e terra. 

Si presentò, mi strinse la mano e poi se ne andò all’improvviso, richiamato da qualche impegno urgente nei campi, e mentre chiudeva energicamente la zanzariera dietro di sé mi promise da sopra la spalla che mi avrebbe dato l’intervista quella sera, al suo ritorno. Nel frattempo, avrei potuto zappare i broccoli con Keena, la sua collaboratrice. Più tardi registrai sul mio taccuino due appunti diversi. Primo: Ecco un uomo. Gli uomini che conoscevo io usavano solo la testa. Questo qui viveva con tutto il corpo. Secondo: Possibile che mi sono fatta tutti quei chilometri per zappare i broccoli di questo tizio? La prima sera, invece di lavorare con lui all’intervista, lo aiutai a macellare un maiale. Ero vegetariana ormai da tredici anni, e avevo addosso una camicetta nuova di agnès b., bianca, Mark però aveva bisogno di aiuto e stare nella sua fattoria senza darsi da fare era una cosa contro natura, come tuffarsi in un lago e non nuotare. Non avevo mai visto un animale macellato prima di allora, e non riuscii a guardare nel momento in cui Mark uccise il maiale sparandogli un colpo: era una scrofa a macchie bianche e nere che si chiamava Butch, del tutto simile ai porcellini dei libri per bambini. Quando cadde stecchita, io mi ripresi. Aiutai a sollevare il corpo e ad appenderlo a un gancio perché per sviscerare la carcassa si doveva incidere il corpo dallo sterno alla pancia e io afferrai ai lati la cavità fumante e la tenni aperta mentre Mark estraeva gli organi interni tagliando le parti che li tenevano ancorati al corpo. Non mi fece schifo quello che stavamo facendo, anzi mi diede allegria. Fui affascinata dalla sacca soda e bianca dello stomaco, dall’elegante groviglio dell’intestino, dal merletto avorio dell’omento e dal cuore ancora pieno di vita. 

Dopo aver tagliato in due la carcassa, la caricammo su un carretto per portarla in una cella frigorifera a due passi dalla strada. A un centinaio di metri da lì c’era un quartiere di villini pretenziosi con piccoli giardini: prati all’inglese ben tosati sul davanti e vasi di gerani per abbellire i vialetti d’accesso al garage. Nella luce del crepuscolo Mark si caricò sulla spalla mezzo animale, ormai senza testa. Era un corpo privo di vita: grosso, pesante e scomodo da trasportare, proprio come in tv. Io tenevo in mano le scivolose zampe posteriori per bloccarle e aiutai Mark a portare il maiale nella cella frigorifera e ad appenderlo a un gancio che pendeva dal soffitto. Le macchine che sfrecciavano per la strada avevano già i fari accesi e nelle case di fronte si iniziavano a vedere le prime luci. Se ci avesse visto qualcuno, mi domandai, avrebbe chiamato la polizia?

Quella notte dormii in un albergo del paese e mi tolsi di dosso il grasso del maiale in una stanza da bagno dall’aria esageratamente bianca e disinfettata. Mi sentivo come se fossi tornata da un lungo viaggio in un paese molto lontano. La mattina dopo mi alzai all’alba e ritornai alla fattoria. La truppa di Mark stava facendo colazione tutta insieme: crespelle di mais e salsicce fatte in casa spruzzate di sciroppo d’acero tiepido. Mangiai una doppia porzione di salsicce, e così finì la mia vita vegetariana. Mark scomparve di nuovo subito dopo colazione, con il maiale dietro un pick-up preso in prestito, diretto alla macelleria dei suoi amici Amish. Disse che sarebbe ritornato nel pomeriggio e che allora avremmo potuto fare un’intervista come si deve. Nel frattempo, avrei potuto togliere i sassi nel campo di pomodori, insieme a Michael, un altro dei suoi collaboratori. 

Michael non era molto ottimista riguardo le mie capacità lavorative. Avevo sostituito la camicetta bianca con una T-shirt vintage Cheap Trick, jeans aderenti e un paio di Dingos di seconda mano con tacchi bassi e grossi. Vale a dire il tipico abbigliamento ironico-chic che funzionava benissimo nell’East Village ma che era strano e leggermente volgare nelle campagne della Pennsylvania. Mi consideravo in splendida forma fisica e mi autodefinivo forte per la mia taglia, un metro e cinquantotto scarso compresi i tacchi delle Dingos, anche se l’allenamento più serio e costante che facevo all’epoca era giocare a flipper. Ero già indolenzita dagli sforzi del giorno prima, ma per mia disgrazia sono fortemente competitiva sul piano fisico pur senza averne il minimo motivo. Ho ereditato questa caratteristica da mio padre, che, per fare un esempio, a settantatré anni si è strappato un tendine del ginocchio pretendendo di cimentarsi nella partenza in piedi dal pontile durante una lezione sci nautico. 

Michael mi diede un rastrello a denti rigidi, e ci avviammo verso i solchi lì vicino. La Penn State University è proprio in fondo alla strada, e Michael, che aveva studiato cinema, si era laureato quella primavera. Iniziò ad andare nella fattoria di Mark come volontario nei weekend per vedere, mi spiegò, se il lavoro manuale lo avrebbe fatto diventare un uomo. Una volta laureato, Mark lo aveva assunto a tempo pieno. Il padre di Michael, commercialista, e la sua ragazza, che si era iscritta a Legge, avevano entrambi un’idea molto vaga della campagna e speravano con tutto il cuore che Michael finisse presto di sfogarsi. Per nascondere la mancanza di fiato, gli chiesi moltissime cose e cercai ogni possibile scusa per appoggiarmi al rastrello nella posa di uno che sta ascoltando attentamente. Il sole di luglio picchiava sul viso e sollevava tutt’intorno l’odore acre e resinoso dei pomodori. Le piante erano cariche di frutti e alte come me e stavano in piedi grazie a tutori di quercia a cui erano legate con lo spago. Per una persona abituata a non far crescere altro che qualche pianta aromatica in una cassettina sul davanzale della finestra, avevano un’aria vagamente minacciosa. Il terreno fra i solchi era riarso e irregolare, tutto pieno di sassi. Michael mi disse di non prendere in considerazione le pietre più piccole di un uovo e di rastrellare le altre, farne dei mucchietti e poi spalare questi sassi nella carriola e scaricare il contenuto lungo la siepe. Rimasi sconvolta da peso di ogni palata di sassi, e la prima volta rovesciai tutto il contenuto della carriola. Rastrella, spala, scarica. Passai in questo modo due ore interminabili, finché mi resi conto che se fossi andata avanti ancora un po’ non avrei mosso più un muscolo e non sarei riuscita nemmeno a spingere la frizione per guidare fino a casa. Disperata, mi offrii di andare a cucinare per tutti. Lo dissi con l’aria più disinvolta possibile. Quasi non riuscivo a credere alla quantità di danni che mi ero inflitta in così poco tempo. Mi stavano venendo le vesciche fra il pollice e l’indice della mano sinistra, non riuscivo a stendere del tutto la schiena, e il cavallo dei pantaloni, intrappolato nei jeans troppo stretti, mi aveva irritato la pelle in modo insopportabile. 

All’epoca non ero una gran cuoca. Mi piaceva mangiare bene, ma non avevo un rapporto stabile con il cibo. Cibo per me significava una serie di fugaci avventure sentimentali che iniziavano al ristorante con qualcuno, o arrivavano a domicilio in scatole di cartone consegnate da un tizio in bicicletta. Non avrei saputo dire con certezza se il forno di casa mia funzionava, perché in sette anni non lo avevo mai usato. Il frigorifero funzionava, ma nel mio minuscolo appartamento era più utile come sgabuzzino che come elettrodomestico da cucina. Ci tenevo le scatolette del cane, una caraffa Brita per l’acqua e, avendo pochissimo spazio per i libri, l’elenco telefonico di Manhattan, che nel mio ricordo di quegli anni era sempre pesantissimo e freddo. Nel freezer avevo vecchi cubetti di ghiaccio e una bottiglia di vodka polacca. La cucina di Mark occupava la metà della roulotte e mi faceva pensare a un mercato del Terzo Mondo. Traboccava di cose colorate e prive di confezione, c’era odore di latte, carne, terra e verdure tutto mischiato insieme in un profumo di campagna forte e niente affatto sgradevole. Aprii gli sportelli, perlustrando con cautela gli scaffali più in alto. Negli armadi c’erano vasi da un gallone che contenevano fagioli neri e mele disidratate, chicchi di grano e di segale e piccole pannocchie di mais secche. Nella credenza sopra ai fornelli c’erano mazzi di erbe aromatiche e bottiglie senza etichetta di un imprecisato liquido frizzante color ambra. Aprii il frigorifero e vidi una pentola senza coperchio piena fino all’orlo di qualcosa di morbido e sanguinolento che riconobbi come gli organi interni di Butch, e un cestello di metallo pieno di uova striate di marrone. Nello scomparto per frutta e verdura c’erano barattoli Ball di burro e fiocchi di latte, una piramide di cose che sembravano palline da golf e avrebbero potuto essere rape, e qualche carota, tutto non lavato. Chiusi rapidamente lo sportello del frigorifero e, afferrati un canestro e un coltello, ritornai nel campo dove Michael aveva finito di rastrellare i sassi e ora pacciamava i solchi con paglia semi-fradicia. Guardai tutto il cibo pronto da raccogliere. Patate novelle, broccoli, lattuga, erbe aromatiche, piselli, barbabietole e more. Una mucca brucava il prato con il suo vitello, le galline beccavano gli avanzi da una parte, un altro maiale grufolava in un mucchio di foglie secche. Dovunque posassi lo sguardo c’era da mangiare in abbondanza.

Sentii dei pensieri muoversi nella mia testa, immensi e lentissimi, come la tettonica a placche. Era un terreno di soli sei acri, le dimensioni di un grosso parco giochi per bambini, ma c’era verdura per duecento famiglie. Sembrava tutto molto più semplice di quanto avessi immaginato. Terra più acqua più sole più sudore uguale cibo. Non servivano fabbriche, né troppe macchine, non c’era bisogno di veleni o di fertilizzanti chimici. Com’era possibile che tutto questo ben di Dio fosse sempre esistito e io non me ne fossi mai accorta?"

Kristin Kimball "Dirty Life. Una storia d’amore, cibo e animali"
www.kristinkimball.com

Carino, molto carino. Ma: “Terra più acqua più sole più sudore uguale cibo.” non è del tutto vero. Direi piuttosto: “Terra + acqua + sole + sudore + macchine varie = cibo”, e in macchine varie ci vanno i sistemi di irragazione, i trattori, gli attrezzi, la roulotte, il pickup, la corrente elettrica, l’ospedale, la strada.. Per questo viviamo in società: il lavoro di ognuno facilita la vita di tutti. Non per questo non mi piacerebbe auto-produrmi un po' di cibo o avere degli animali, ma di certo non si può pensare di vivere in modalità “stand-alone”, non a questo prezzo almeno.  Infine, non si vive di solo cibo... no?

Thanks to Carolina

Adrenalina pura


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Thanks to Gio

Incredible mind


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Incredibile il "potere della mente". In particolare l'autismo nasconde segreti che ancora non riusciamo a penetrare e chissà se mai sapremo cosa davvero può fare la nostra mente..

Prospect theory


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Traditionally, it is believed the net effect of the gains and losses involved with each choice are combined to present an overall evaluation of whether a choice is desirable. Academics tend to use "utility" to describe enjoyment and contend that we prefer instances that maximize our utility. However, research has found that we don't actually process information in such a rational way. In 1979, Kahneman and Tversky presented an idea called prospect theory, which contends that people value gains and losses differently, and, as such, will base decisions on perceived gains rather than perceived losses. Thus, if a person were given two equal choices, one expressed in terms of possible gains and the other in possible losses, people would choose the former - even when they achieve the same economic end result. According to prospect theory, losses have more emotional impact than an equivalent amount of gains. 

For example, in a traditional way of thinking, the amount of utility gained from receiving $50 should be equal to a situation in which you gained $100 and then lost $50. In both situations, the end result is a net gain of $50. However, despite the fact that you still end up with a $50 gain in either case, most people view a single gain of $50 more favorably than gaining $100 and then losing $50. 

Kahneman and Tversky conducted a series of studies in which subjects answered questions that involved making judgments between two monetary decisions that involved prospective losses and gains. For example, the following questions were used in their study: 

You have $1,000 and you must pick one of the following choices: 

  • Choice A: You have a 50% chance of gaining $1,000, and a 50% chance of gaining $0. 
  • Choice B: You have a 100% chance of gaining $500. 
You have $2,000 and you must pick one of the following choices: 
  • Choice A: You have a 50% chance of losing $1,000, and 50% of losing $0. 
  • Choice B: You have a 100% chance of losing $500.
If the subjects had answered logically, they would pick either "A" or "B" in both situations. (People choosing "B" would be more risk adverse than those choosing "A"). However, the results of this study showed that an overwhelming majority of people chose "B" for question 1 and "A" for question 2. The implication is that people are willing to settle for a reasonable level of gains (even if they have a reasonable chance of earning more), but are willing to engage in risk-seeking behaviors where they can limit their losses. In other words, losses are weighted more heavily than an equivalent amount of gains. 




The prospect theory can be used to explain quite a few illogical financial behaviors. For example, there are people who do not wish to put their money in the bank to earn interest or who refuse to work overtime because they don't want to pay more taxes. Although these people would benefit financially from the additional after-tax income, prospect theory suggests that the benefit (or utility gained) from the extra money is not enough to overcome the feelings of loss incurred by paying taxes. (...) 

Thanks to  IPE class
Source:
www.investopedia.com

Magico Rosmarino


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Il rosmarino ha caratteristiche davvero particolari che spesso ignoriamo (io per primo), in particolare:

  • Stimolante, buono nei casi di astenia e debolezza generale, per alleviare lo stress da superlavoro fisico e intellettuale
  • Antinevralgico
  • Proprietà antisettiche, ha un buon effetto sugli stati influenzali e febbrili, calma l'apparato respiratorio nei casi di asma e tosse.
  • Agisce sull'apparato digerente: è colagogo (facilita la produzione della bile), stomachico (facilita la digestione), carminativo (aiuta i movimenti peristaltici).
  • Ha un buon effetto sull'apparato osseo, come antireumatico (sia come infuso che come decotto).
  • Migliora la digestione dei cibi difficili da digerire, come ad esempio la porchetta che è sempre aromatizzata con il rosmarino,inoltre aggiungendolo agli alimenti li insaporisce per cui non è necessario il sale, da tutto questo ne trae beneficio il nostro organismo
Beh direi che è da provare!

Thanks to Ms Nari
Source: http://www.effettoterra.org

3 business lessons..


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Lesson 1

A man is getting into the shower just as his wife is finishing up her shower, when the doorbell rings. The wife quickly wraps herself in a towel and runs downstairs. When she opens the door, there stands Bob, the next-door neighbour. Before she says a word, Bob says, 'I'll give you £800 to drop that towel.' 
After thinking for a moment, the woman drops her towel and stands naked in front of Bob, after a few seconds, Bob hands her £800 and leaves. The woman wraps back up in the towel and goes back upstairs.. When she gets to the bathroom, her husband asks, 'Who was that?' 'It was Bob the next door neighbour,' she replies. 'Great,' the husband says, 'did he say anything about the £800 he owes me?'

Moral of the story:
If you share critical information pertaining to credit and risk with your shareholders, in time, you may be in a position to prevent avoidable exposure.


Lesson 2


A priest offered a Nun a lift. She got in and crossed her legs, forcing her gown to reveal a leg. The priest nearly had an accident. After controlling the car, he stealthily slid his hand up her leg. The nun said, 'Father, remember Psalm 129?' The priest removed his hand. But, changing gears, he let his hand slide up her leg again. The nun once again said, 'Father, remember Psalm 129?' The priest apologized 'Sorry sister but the flesh is weak.' Arriving at the convent, the nun sighed heavily and went on her way. On his arrival at the church, the priest rushed to look up Psalm 129. It said, 'Go forth and seek, further up, you will find glory.'


Moral of the story:

If you are not well informed in your job, you might miss a great opportunity.

Lesson 3


A sales rep, an administration clerk, and the manager are walking to lunch when they find an antique oil lamp.  
They rub it and a Genie comes out. The Genie says, 'I'll give each of you just one wish.' 'Me first! Me first!' says the admin clerk. 'I want to be in the Bahamas , driving a speedboat, without a care in the world.' Puff! She's gone. 'Me next! Me next!' says the sales rep. 'I want to be in Hawaii , relaxing on the beach with my personal masseuse, an endless supply of Pina Coladas and the love of my life.' Puff! He's gone.' OK, you're up,' the Genie says to the manager. The manager says, 'I want those two back in the office after lunch.'

Moral of the story:

Always let your boss have the first say.

Thanks to Somesh

Platone docet


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"Filosofia. Corso di sopravvivenza"
De Michele Girolamo

Teoria dei giochi e nuove conquiste..


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Sono sempre più convinto che un buon esempio possa rendere interessante anche gli argomenti più complessi.. e a questo proposito ecco un estratte di "A beautiful mind" sulla teoria dell'equilibrio di Nash: 

Aluminum recycling: some ideas


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Una bozza (scritta al volo e non riletta troppo, quindi potrebbe essere sgrammaticata al massimo!) di idee di base per reciclare l'alluminio. Vvolevo inviarle per una specie di questionario ma sono arrivato tardi..
1. Make it easy
It's hard to collect aluminum when there are no dedicated bins. These should be wherever people use aluminum: in parks (specially for cans), public places (universities, hospitals, stations..), tram/bus stops, near "normal bins".. These bins should have a simple "compression system" to compress cans and other things and they should also have a (simple) GSM interface to communicate to the control station when they are full and need to be emptied.
2. Make it "profitable"
One of Mankiw's economic principle says that "People respond to incentives". If I could collect points every time I recycle aluminum, and if with these points I could get a free weekend somewhere or a small gift, I would be (more) happy to spend a few minutes of my time to separate and collect aluminum.
It should work like this: e
very time I put some aluminum in its bin a very simple scale weights it, and for every gram I get 1 point. With 10.000 points I win something, and so on.  Of course the amount of points and the gifts should be estimated considering actual value of new and recycled aluminum, in order not to give people the opportunity to buy aluminum and put it in the bins just to win gifts.. (Maybe aluminum bins should have small apertures so that people can't throw big pieces of aluminum)
3. Make it important
By telling people how expensive is aluminum production and how easy it is to recycle this material, many people could be motivated to collect it separately to help environment and energy saving. The "marketing" of recycled products is important in order to raise awareness about recycling materials.
Idee davvero semplici e per nulla futuristiche, ma forse un po' piu' avanzate dell'attuale sistema di raccolta (riassumibile in "ehi dai butta qui l'alluminio se vuoi").

Amazing Africa


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Questo video toglie il fiato. E se anche a voi è venuta una voglia pazza di imparare a suonare il violino, andiamo a prendere lezioni insieme..



Thanks to Carolina