"Se hai vent'anni vattene. Vattene perché se hai vissuto i tuoi primi 20 anni in questa nazione non hai visto niente dei cambiamenti del mondo. Sei rimasto indietro. Hai vissuto 20 anni di dibattito pubblico schiacciati sullo scontro pro o contro Berlusconi. Uno scontro fatto di puttane, “giudici comunisti” e Nesta/Balotelli. Uno scontro che ha lasciato un manipolo di anziani a dibattere in tv di un paese che non c'è. Spegni la tv, non imparerai niente da Ballarò o da Servizio Pubblico. E chiudi anche le dispense, la cultura non è una pillola da mandar giù. [...] Dovresti andare via per guardare come sono cambiate Londra, Parigi, New York in questi 20 anni.
Sei nato all'alba della primavera dei Sindaci ma nel frattempo sei diventato maggiorenne e attendi ancora la linea C a Piazza San Giovanni in Roma. Per te non è cambiato nulla ma il resto del mondo ha corso. Come non mai. Se fossi partito avresti visto la più grande biblioteca d'Europa traslocare da un Palazzo del XVII secolo ad uno consono alla fruizione della cultura. Perché i libri, i reperti, non servono a nulla se non possono essere fruiti. Avresti visto una metropolitana che viaggia a 90km/h senza conducente costruita in 5 anni. Avresti visto un paese – il Sud Africa – passare dalla segregazione razziale ad ospitare i Mondiali. Fai una cosa: vattene. Non ascoltare chi ti dice che solo chi resta resiste davvero. Lascia questo paese, meticciati. Scopri la bellezza di altri corpi e di altri odori. Di altri cibi. Fai politica. Sì, fai politica. Perché non è tutto una “merda”. Ma scegliti altri maestri. Un buon politico non è un imbonitore ma un uomo che si carica sulle spalle la visione di un paese, nonostante i voti.
Guarda Invictus. Dimentica Genova. Lì hanno ucciso una generazione, non farti fermare anche tu. Non ascoltare quella canzone “poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare” è bellissima ma viene da un'altra epoca. Ho amato Peppino e la Sicilia ma ho anche imparato che le catene non coincidono con questo sentimento. Eduardo avrebbe detto Fujetevenne. Io ti scrivo vattene. Vattene per imparare che non è vero che una laurea ti forma. Vattene perché la festa che i tuoi vogliono organizzare è una pagliacciata di cui non hai bisogno. Ciò che hai in mano è un pezzo di carta, non conta niente. Non c'è nulla da festeggiare. Si festeggia il futuro, non il passato.
Vattene via perché altrimenti anche a quarant'anni ti diranno che sei giovane. Non è vero. Vattene perché non devi leggere i giornali che aprono con le violenze per una partita di calcio. Non è giusto. Il calcio è solo uno sport. Parti, lasciaci qui, come i dannati di un inferno da noi stessi generato. Va via! Prendi un volo per il nord e respira la bellezza del senso di comunità. [...] Perché essere più di sé stessi, essere una collettività è la condivisione costante e silenziosa delle regole che consentono a tutti di andare avanti. E questo noi non sappiamo neanche cosa sia. Collettività non è svegliarsi una mattina e ricostruire ciò che è andato in fumo ma lavorare ogni giorno nel silenzio. Non ascoltare gli eroi. Questa nazione non ha bisogno di loro. E' il contrario, sono loro a nutrirsi di questo paese perché senza i suoi mali non potrebbero vivere.
Parti e torna solo se sarai convinto che è giunto il tuo tempo. Torna solo se hai visto il cambiamento e pensi sia giusto riportarlo indietro. Torna con i sogni di un ventenne e le spalle di un adulto."
Sei nato all'alba della primavera dei Sindaci ma nel frattempo sei diventato maggiorenne e attendi ancora la linea C a Piazza San Giovanni in Roma. Per te non è cambiato nulla ma il resto del mondo ha corso. Come non mai. Se fossi partito avresti visto la più grande biblioteca d'Europa traslocare da un Palazzo del XVII secolo ad uno consono alla fruizione della cultura. Perché i libri, i reperti, non servono a nulla se non possono essere fruiti. Avresti visto una metropolitana che viaggia a 90km/h senza conducente costruita in 5 anni. Avresti visto un paese – il Sud Africa – passare dalla segregazione razziale ad ospitare i Mondiali. Fai una cosa: vattene. Non ascoltare chi ti dice che solo chi resta resiste davvero. Lascia questo paese, meticciati. Scopri la bellezza di altri corpi e di altri odori. Di altri cibi. Fai politica. Sì, fai politica. Perché non è tutto una “merda”. Ma scegliti altri maestri. Un buon politico non è un imbonitore ma un uomo che si carica sulle spalle la visione di un paese, nonostante i voti.
Guarda Invictus. Dimentica Genova. Lì hanno ucciso una generazione, non farti fermare anche tu. Non ascoltare quella canzone “poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare” è bellissima ma viene da un'altra epoca. Ho amato Peppino e la Sicilia ma ho anche imparato che le catene non coincidono con questo sentimento. Eduardo avrebbe detto Fujetevenne. Io ti scrivo vattene. Vattene per imparare che non è vero che una laurea ti forma. Vattene perché la festa che i tuoi vogliono organizzare è una pagliacciata di cui non hai bisogno. Ciò che hai in mano è un pezzo di carta, non conta niente. Non c'è nulla da festeggiare. Si festeggia il futuro, non il passato.
Vattene via perché altrimenti anche a quarant'anni ti diranno che sei giovane. Non è vero. Vattene perché non devi leggere i giornali che aprono con le violenze per una partita di calcio. Non è giusto. Il calcio è solo uno sport. Parti, lasciaci qui, come i dannati di un inferno da noi stessi generato. Va via! Prendi un volo per il nord e respira la bellezza del senso di comunità. [...] Perché essere più di sé stessi, essere una collettività è la condivisione costante e silenziosa delle regole che consentono a tutti di andare avanti. E questo noi non sappiamo neanche cosa sia. Collettività non è svegliarsi una mattina e ricostruire ciò che è andato in fumo ma lavorare ogni giorno nel silenzio. Non ascoltare gli eroi. Questa nazione non ha bisogno di loro. E' il contrario, sono loro a nutrirsi di questo paese perché senza i suoi mali non potrebbero vivere.
Parti e torna solo se sarai convinto che è giunto il tuo tempo. Torna solo se hai visto il cambiamento e pensi sia giusto riportarlo indietro. Torna con i sogni di un ventenne e le spalle di un adulto."
Preso da fanpage
E un bel commento particolarmente incisivo:
"[...] Parti ma ricordati che il cibo non ha lo steso sapore, la gente non si comporta nello stesso modo né è sempre ad aspettarti con le braccia aperte. Ricordati che nonostante la Ryanair non vedrai molti momenti belli e brutti della tua famiglia e dei tuoi amici, che ricostruire la tua vita da zero in città in cui la gente va e viene di continuo non è facile, che la solitudine è sempre dietro l'angolo. [...] Ricordati che quando parti non vai in Erasmus, diventi un immigrato con il tuo bagaglio culturale e gli stereotipi a esso associati. Ricordati che Eldorado è solo un mito e che per arrivare all'oro devi prima scavare e non è detto che la miniera sia quella buona. [...] Ricordati tutto questo, fa un bel respiro, preparati e, poi, parti."
Di: Lamberto Lambru Ferrara
Partire, viaggiare e vivere in altri Paesi è un'esperienza formativa a cui non dovremmo, possibilmente, rinunciare. Viviamo in un mondo così piccolo da poter essere esplorato tutto sullo schermo di un pc eppure così grande da ospitare ad un tempo sfarzo e carestie, guerre e benessere, metropoli e piccoli villaggi. Il confronto con persone provenienti da altre parti di questo pianeta è sempre diverso, ricco, nuovo e costituisce sempre un grande elemento di crescita personale. Quindi sì, partire è necessario. Accettare la sfida della lingua, della cultura, della diversità. Buttarsi a capofitto e provare a dare il massimo. E crescere, fare esperienza, imparare il più possibile dagli altri. E poi, in futuro, tornare. Tornare diversi, con la mente aperta, con idee nuove e tanti sogni. E soprattutto tanta voglia di fare per realizzare anche a "casa" il meglio di ciò che si è visto altrove.
Purtroppo in Italia spesso si parte "per necessità": le possibilità lavorative che mancano, le opportunità scolastiche che a volte non sembrano efficaci, la voglia di cambiare e non sentire sempre gli stessi nomi e gli stessi discorsi politici. All'estero invece tanti partono "per scelta" e vivono un periodo (tipicamente 6 mesi - 1 anno) in giro per il mondo, per fare "esperienza di vita", conoscere posti e persone nuove ed arricchire la propria "formazione personale". Certo, partire sapendo che in qualsiasi momento si potrà rientrare a casa è diverso dal partire con tante speranze e poche certezze... ma, nonostante tutte le difficoltà, partire - almeno per un po' - è sempre una grande esperienza di vita, oltre che una grande sfida. Parti e viaggia, cogli l'opportunità che ti si presenta e buttati. Hai solo una vita, gioca la tua partita!
Però tu, con tutti i meravigliosi posti che ci sono, continui a dire che Brescia sarebbe un bel posto per vivere una vita intera..
Brescia:
- molto vicina alle montagne, al lago e più o meno anche al mare
- zona industriale produttiva (almeno in passato)
- università, ospedale, tutti i servizi necessari; qualità alta (vedi ospedale..)
- città piccola, "pedalabile" e con buoni mezzi di trasporto (ok si può migliorare); traffico non eccessivo (vedi Milano)
- Centro storico, castello, parchi (si può fare di più, è vero)
- Nelle valli (molto vicine) si conserva a tratti la storia e le tradizioni di un tempo (elemento da non sottovalutare)
Ti sfido a trovare altre città con caratteristiche simili fuori dall'Italia (e dalla Svizzera).
Non nego che ci sono tanti problemi (vedi pcb..) ma penso si tratti di questioni "tecniche" risolvibili (con opportuni investimenti) soprattutto con una buona politica del territorio.
Nel complesso - ed estrapolata dal clima di "crisi" e "ristagno industriale" italiano - penso sia un'ottima città, sì.
http://www.esa.int/Our_Activities/Observing_the_Earth/Global_air_pollution_map_produced_by_Envisat_s_SCIAMACHY
Be', ma questi sono i tuoi standard. La cittadella piccola ti fa comodo per girare in bici, ma se fosse grande e piena di piste ciclabili, come Melbourne, Auckland, Amsterdam o Portland..?
Vancouver è vicino sia al mare che alla montagna (Grouse Mountain, Cypress e Mount Seymour sono mete molto gettonate).
Toronto sul lago, ed è una delle città più vivibili, secondo il Times.
Uscire la sera e vedere il tramonto sul Tamigi, sulla Senna o sull'oceano è meglio che vederlo sul Mella, forse..
Ma ognuno ha la sua opinione, ovviamente, non siamo mica tutti costretti a rimanere a Brescia, così come non lo siamo ad andarcene.
Sono d'accordo con te, ci sono tante città belle dove certamente si può vivere bene.
Il problema è che oltre una soglia minima (di servizi, di caratteristiche geografiche..) possiamo ritenere tante città "vivibili" e più o meno belle. A questo punto la scelta tra una o l'altra deve dipendere da variabili "concrete", ad esempio le opportunità lavorative o scolastiche, la famiglia e gli amici, la propria cultura/storia o la passione per qualche aspetto particolare della città. Non deve dipendere, invece, da un pregiudizio "a priori" sulla città che potrebbe risultare "infondato". Ma poi chiaramente ognuno fa ciò che vuole, ci mancherebbe..
Anche io penso che Brescia sia un bel posto dove vivere...forse bisogna allontanarsi per apprezzarla...