Archive for 2013

Strade e pensieri per domani


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Dalla serie di post “Ma che pianeta mi hai fatto?” di un famoso blog online:

Petrolio e carbone sono proibiti. Nei centri urbani non possono più circolare auto private. L'emissione di CO2 è punita con l'assistenza gratuita agli anziani. I tabaccai sono scomparsi, non fuma più nessuno. Non si trovano neppure le macchinette mangiasoldi nei bar. (...) L'accesso alla banda ultra larga è un diritto civile e il telelavoro è diffuso ovunque.

I medici e gli avvocati sono categorie protette, come i panda. Le malattie ambientali sono infatti diminuite e il numero degli avvocati è stato ridotto per legge a un decimo, come altrove nel mondo, e la macchina della Giustizia ha ripreso finalmente a funzionare.

L'INPS ha chiuso dopo una rivolta popolare che ha ridotto in macerie la sua sede e ora ognuno versa i contributi su un fondo privato. (...) Le imprese di costruzioni sono state riconvertite a imprese di decostruzione. Distruggono edifici e infrastrutture inutili o che danneggiano l'ambiente. (...) Nei fiumi si fa il bagno la domenica da quando è stata introdotta la rieducazione forzata per inquinamento ambientale da scontarsi con la raccolta differenziata a vita. Non si possono possedere beni mobili e immobili superiori ai cinque milioni di euro, anche se molti vorrebbero abbassare la soglia. Ogni euro guadagnato in più va a favore della collettività. Chi si sottrae è rieducato alla comprensione della vita in appositi centri yoga.

La parola leader è diventata un insulto. Ognuno è responsabile di sé stesso e verso la società. Le decisioni pubbliche sono prese tutte a maggioranza, sia a livello locale che nazionale. (...) Anche i produttori di cartelle per bambini, sostituite da e-book, sono falliti e i giornali si possono sfogliare nei musei tra lo stegosauro e l'archaeopteryx. In Val di Susa si fanno solo picnic. Gli inceneritori, spenti da tempo, sono diventati attrazioni per il free climbing e la Salerno Reggio Calabria è finalmente finita e percorsa solo da auto elettriche.

La società costruita sul debito è scomparsa. La produzione di beni dannosi per l'ambiente è illegale. Ogni Paese ha l'obiettivo di diventare ecosostenibile, di vivere delle risorse create sul territorio. (...) La politica è interdetta a chi ha compiuto 65 anni, alcuni vorrebbero abbassare l'età. Il ministero della Difesa è diventato una Onlus e le missioni di pace sono reali. Il reddito di cittadinanza consente a chiunque di vivere in attesa di trovare un lavoro. Non esistono più appartamenti sfitti. Lo Stato paga o integra l'affitto per le famiglie che non possono permetterselo. In nessuna località è possibile costruire nuove case se esistono case vuote o da ristrutturare. La speculazione sugli immobili è proibita. I mendicanti nelle città sono assistiti da dipendenti comunali e avviati a lavori socialmente utili. Nessuno è lasciato solo.

Lo spettacolo di bambini che chiedevano la carità ai semafori o di mutilati seduti sul marciapiede è considerato una barbarie del passato. Ogni cittadino dedica una quota del suo tempo a servizi per la collettività. A Milano sono stati riaperti i Navigli e si può arrivare in barca a Venezia partendo dal Duomo. La corruzione è punita con l'isolamento sociale. Nessuno vuole più avere a che fare con un corrotto. Molti criminali, presi dalla disperazione, emigrano per sempre. Ogni cinque anni si vota on line per una Nuova Costituzione e si rinnova il patto sociale del Paese.

Le autostrade sono gratuite, in quanto già pagate da generazioni di italiani, e Benetton è stato consegnato ai Mapuche. Ogni famiglia è messa in condizioni di produrre energia e di distribuirla in rete. (...) Gli spacciatori di OGM sono perseguiti in tutto il pianeta come un tempo gli spacciatori di droghe pesanti. La cannabis è depenalizzata. Fini e Giovanardi sono condannati a uno spinello settimanale in diretta streaming. Da allora sono molto migliorati. I reati sono crollati e i pochi poliziotti devono esibire la carta di identità ai cittadini. La parola "mercato" si usa solo per il mercato rionale e la parola "Stato" è diventata una nobile espressione.

(...) Ogni anno si tiene la giornata della solidarietà, considerata la massima espressione dello Stato, che ha celebrato in passato persone come Alex Zanotelli e Gino Strada. Il cittadino deve dedicare, dalla maggiore età, due ore al giorno agli altri. Le lobby e le società segrete sono proibite per legge e i loro membri considerati rei di alto tradimento. Il gruppo Bildeberg è stato sciolto. All'ONU ogni Stato ha diritto di voto, ognuno vale uno, e nessuno Stato ha più diritto di veto. La massoneria, l'Opus Dei e Comunione e Liberazione sono un ricordo del passato. Il segreto di Stato non esiste più e ogni documento relativo alla storia recente della propria Nazione è consultabile on line, una regola universale in tutto il mondo.

I nuovi nati sono figli adottivi per legge della comunità locale dove vengono al mondo che ha l'obbligo di averne cura in caso di difficoltà della famiglia a cui appartengono. I nonni non finiscono più negli ospizi, ma sono ospitati dalle famiglie della comunità.

L'esperanto è obbligatorio come seconda lingua in ogni nazione. Chiunque può capire l'altro sul pianeta. Si mangia solo frutta di stagione per combattere l'inquinamento. La donazione di organi, in caso di morte, e del proprio sangue è un dovere a cui nessuno si sottrae. La proprietà delle aziende è solo di chi ci lavora. Ogni nuovo assunto diventa automaticamente proprietario di una quota. L'economia è senza fini di lucro. (...) Il diritto alla ricerca della felicità presente nella Dichiarazione di Indipendenza degli USA è diventato il primo articolo di ogni Costituzione. Il lavoro pesante è fatto dalle macchine e non nobilita più l'uomo.

Tratto da questo articolo (e successivi)

Uruguay, il Paese dell'anno


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(...) The Economist ha incoronato lo Stato sudamericano come nazione simbolo del 2013. Il merito della ribalta va al presidente Josè Pepe Mujica (Frente Amplio) eletto nel 2010. Ex combattente nel gruppo di estrema sinistra dei Tupamaros durante la dittatura militare, ha sconvolto la politica internazionale con decisioni importanti e simboliche, come quella di cedere il 90% del suo stipendio allo Stato, dichiarando che ciò gli rimane gli è sufficiente per vivere. Ha legalizzato le unioni omosessuali (aprile 2013) e presto consentirà allo Stato di produrre e vendere marijuana per abbattere il mercato nero. 

''Avremmo potuto scegliere il Sud Sudan, che ha aumentato il suo Pil del 30%, o l'Estonia, che ha il debito più basso di tutta l'Unione Europea. O la Turchia, dove decina di migliaia di persone hanno protestato contro il governo Erdogan. Ma il criterio fondamentale per eleggere il miglior paese è stato capire se le innovazioni attuate, imitate, potessero essere utili al resto del mondo''. Così recita l'articolo della rivista britannica che per la prima volta ha eletto un paese simbolo. Le unioni gay hanno senza dubbio aumentato il benessere sociale senza costi finanziari, mentre la produzione e legalizzazione della cannabis, eliminando lo spaccio e la detenzione, distruggerà - secondo quanto affermato da Mujica - almeno parte del mercato nero.

Il governo di Montevideo ha sempre espresso una certa lungimiranza, basti pensare che è stato uno dei primi al mondo a consentire il divorzio, nel 1913. Ma la rivoluzione dal basso di Mujica in un momento di crisi internazionale e corruzione dilagante ha una risonanza nuova. E fa sperare in una ricerca di identità nazionale che possa oltrepassare i confini delle pampas e ispirare Europa e Usa.

Ed è evidente che le scelte portate avanti dal presidente rappresentano la possibilità di un passo avanti globale, un esempio di virtù e civiltà. (...)

Incredible views


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Una raccolta di immagini spettacolari (apri il link) assolutamente da non perdere, come ad esempio le foto aree di New York e Dubai..




Scatti di storia


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Una raccolta di foto incredibili (apri il link) che raccontano il nostro tempo, immagini che da sole evocano storie, esprimono emozioni e fanno riflettere.


E queste (apri il link), relative al "secolo scorso", sono forse ancora più incisive e toccanti..


La goccia scava la pietra


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Un ottimo articolo dal blog Efficacemente:

Sempre la stessa storia. Fissi un obiettivo, lo insegui con tutte le tue forze, poi (...) molli la presa. Da quel momento non riesci più ad essere costante, e tempo qualche settimana e ti ritrovi inevitabilmente a ripartire dalla casella del via. Dio quanto è frustrante. (...) 

L’esperimento del Dott. C. Peter Herman
Il Dott. C. Peter Herman è un ricercatore presso l’Università di Toronto e studia il comportamento umano in relazione all’appetito e al cibo. (...) Nel corso di uno studio su cibo ed auto-controllo, il Dott. Herman invitò nel suo laboratorio un gruppo di partecipanti, a cui era stato chiesto di digiunare nelle ore precedenti l’esperimento. Arrivati in laboratorio, ad alcuni di essi fu dato dato un piccolo frappé, giusto per fermare la fame; ad altri furono dati due frappé giganti, in grado di saziare anche un elefante; ed infine all’ultimo gruppo (il più sfigato) non fu dato nulla. Obiettivo dichiarato dello studio: avere l’opinione dei partecipanti sul sapore di alcuni snack. (...) Con la scusa degli “assaggiatori di snack”, il dott. Herman iniziò a testare attentamente il comportamento dei partecipanti di fronte ad un enorme contenitore pieno di deliziosi snack (...) I partecipanti che non stavano seguendo nessuna dieta particolare si comportarono esattamente come ci si poteva aspettare: chi non aveva mangiato nulla, divorò decine di snack; chi aveva avuto il frappé piccolo, mangiò una quantità moderata di snack; e chi aveva ingurgitato i due frappé giganti, si limitò ad annusare qualche snack e scrivere le proprie opinioni a riguardo. Ma la sorpresa arrivò con i partecipanti che in quel periodo stavano seguendo una dieta alimentare.. In questo caso la reazione fu opposta: paradossalmente le persone a dieta, che avevano bevuto due frappé, mangiarono mediamente una quantità maggiore di snack, rispetto agli altri partecipanti. Insomma si comportarono senza ritegno. Herman si domandò a lungo quale fosse il significato di questi risultati e condusse numerosi altri esperimenti per accertarsi di quanto aveva osservato. Ogni volta le persone a dieta, che avevano avuto i due frappé giganti, si sfondavano di snack. Fu a questo punto che il dott. Herman ed i suoi collaboratori compresero che cosa stesse avvenendo e chiamarono questo curioso comportamento umano, l’effetto “chissenefrega”.

L’effetto “chissenefrega”
Le persone a dieta, ed in generale tutti coloro che fissano un obiettivo, hanno in mente un certo comportamento giornaliero ottimale. Nel momento in cui, per un qualsiasi motivo (...), deragliano da questo comportamento, considerano la giornata andata, irrecuperabile (...).  A questo punto i freni inibitori rallentano la loro presa e nella mente del malcapitato si materializza un solo pensiero: “a questo punto… chissenefrega“. Questo è l’inizio della fine. Qualsiasi buon proposito va a farsi benedire e addio diete, palestre, studio e chi più ne ha, più ne metta. (...)

Consigli pratici per essere costante
  • Dai il giusto ritmo alla tua giornata. “Il mattino ha l’oro in bocca”. I detti popolari racchiudono sempre una profonda saggezza. Se vuoi evitare di incappare nell’effetto “chissenefrega”, impara a dare il giusto ritmo alle tue giornate sin dalle prime ore del mattino. (...)
  • Rifuggi la perfezione. Spesso, chi si appassiona di crescita personale sviluppa un’insana tendenza al perfezionismo. Se le condizioni non sono perfette, se si è sgarrato anche di una sola virgola, buttiamo via il bambino con l’acqua sporca (...). Sforzati di rifuggire la perfezione: se riesci a rispettare i tuoi buoni propositi solo all’80% è ok, ed è sempre meglio che buttare l’intera giornata nel cesso.
  • Perdi il controllo. Non puoi avere il controllo su tutto: ci saranno sempre giornate storte, eventi che non avevi previsto, ricercatori cornuti che ti offrono due frappé giganti. Accettalo e vai avanti. Il percorso verso il successo non è mai lineare: a volte fai un passo avanti e tre indietro, l’importante è non fermarsi.
  • Tieni traccia dei tuoi progressi. (...) L’effetto “chissenefrega” scatta quando ci convinciamo che un singolo sgarro abbia mandato tutto a belle signorine. Non è così, ma se non tieni traccia di tutti i progressi che hai fatto finora, non potrai mai raggiungere questa consapevolezza. (...)

Mente e corpo


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Incredibile che un numero sempre maggiore di studi confermi l'importanza e l'efficacia del cosiddetto "effetto placebo". Di certo le reali possibilità della nostra mente e il legame mente-corpo rimangono ancora campi affascinanti, misteriosi e ricchi di prospettive..

Nella Grecia antica la malattia era concepita come un disordine dovuto alla rottura dello stato di normalità e si riteneva il corpo capace di una forza «risanatrice innata», iscritta nella profondità del suo essere biologico. Secondo un testo ippocratico, la natura umana è il «medico delle malattie», capace di trovare da sola la via della guarigione. Molta acqua è passata sotto i ponti da quei tempi e da quella medicina, ma oggi stranamente, in un’epoca di diagnosi supertecnologiche, di farmaci «intelligenti» e di apparente conoscenza dei processi patologici negli aspetti più minuti, molte certezze vacillano. E riprende forza, in chiave moderna, l’idea di una capacità innata del nostro organismo di reagire alla malattia, qualora prevalga un’aspettativa positiva.

Tornano in mente alcuni studi condotti negli anni Ottanta, a quell’epoca frettolosamente dimenticati, su donne operate di tumore alla mammella (tutte ad un certo stadio della malattia) curate con un identico regime di chemioterapia, dove compariva una strana forbice: quelle seguite nell’anno successivo da uno psicologo, erano meno colpite da metastasi, quasi che quel sostegno bastasse a arginare la malattia. Psiche e cancro, un pianeta ancora poco esplorato, ma ricco di suggestioni e interrogativi. E oggetto di studi, soprattutto oltreoceano. (...)

«Molti studi sono stati fatti, soprattutto nell’ultimo decennio, sull’animale da esperimento e sull’uomo (...) per capire come lo stress cronico influisca sull’evoluzione della malattia; si è visto che probabilmente tutto si gioca sulla sua capacità di deprimere certe risposte immunitarie. Interessante a questo riguardo uno studio su donne con tumore del fegato: quelle con segni palesi di depressione avevano un numero più basso di cellule deputate alla difesa dell’organismo, ma anche una sopravvivenza inferiore rispetto alle altre che cercavano di affrontare le malattia con ottimismo».

(...) Sempre più ci si accorge, comunque, che gli eventi della vita e la capacità di gestirli (si potrebbe dire, di superare lo stress che ne deriva) modificano la storia naturale di una malattia come il cancro. E che per muoversi meglio in questo panorama ancora confuso, a poco servono sia il pensiero riduzionista, che ci trasforma in un mosaico di organi, sia il dualismo artefatto fra mente e corpo, altrettanto distante dalla realtà. La persona malata per fronteggiare il suo problema, oggi forse, oltre che dei farmaci e del bisturi (comunque ineliminabili), ha bisogno di alleati, di speranza, di aspettative positive. E di studi che approfondiscano questi aspetti. Visto in questa prospettiva, appare saggio il compito che la medicina si era posta nell’antichità: appoggiare la forza auto-curatrice che risiede nel corpo.

Tratto dal Corriere

Dura lex..


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Purtroppo non sto seguendo attentamente la vicenda "Cancellieri", ma Odifreddi ancora una volta riesce a scrivere in modo puntuale e pungente dando alla riflessione un più ampio respiro..

La scoperta che, dietro la scarcerazione di Giulia Ligresti per “motivi umanitari” ci sia in realtà l’interessamento del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, riporta alla memoria altri episodi di mala giustizia del passato, da parte dei potenti a vantaggio dei loro amici: dalla soffiata da parte dell’allora presidente del Consiglio, Francesco Cossiga, a Donat Cattin per favorire la fuga del figlio accusato di terrorismo, alla telefonata dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per liberare la famigerata “nipote di Mubarak” dal fermo di polizia. 

Ciò che accomuna questi episodi è una concezione di “superiorità alla giustizia” proprio da parte di coloro che, a causa del loro ruolo istituzionale, dovrebbero invece sottomettervisi in maniera ancora più esemplare di quanto non sia richiesto a un normale cittadino. In tutti questi episodi, affiorano interessi privati in atti pubblici: nel caso particolare della signora Cancellieri, una lunga amicizia con la famiglia Ligresti, con torbidi favori finanziari concessi al figlio. Nella fattispecie, una buonuscita di 3,6 milioni di euro dopo un anno di “lavoro” come direttore generale di una holding dei Ligresti. 

Come sempre succede in questi casi, il Palazzo fa quadrato attorno ai suoi esponenti. Da un lato, si adducono appunto gravi “incompatibilità” della povera (nel senso di ricca) signora Ligresti al carcere: come se al mondo ci fosse qualcuno che col carcere è compatibile, e non soffra per la detenzione e i suoi effetti. Dall’altro lato, le massime autorità dello Stato, dal presidente della Repubblica a quello del Consiglio, sembrano accettare la scusa del ministro, di aver agito “secondo coscienza”: come se per il ministro del Giustizia la coscienza potesse essere un sostituto della legge e della trasparenza. 

La realtà è, molto semplicemente, che la legge non è affatto uguale per tutti, nonostante ciò che sta scritto nei tribunali. Per i potenti, economici o politici, la legge è diversa, e loro la aggirano silenziosamente a piacere. Ma a volte, come in questo caso, il silenzio viene infranto: in tal caso la decenza vorrebbe che, invece di arrampicarsi sui vetri, la signora Ligresti tornasse in cella, come una qualunque pregiudicata sottoposta alla carcerazione preventiva, e la signora Cancellieri tornasse a casa, come un qualunque ministro preso con le mani nel sacco. Anche se, probabilmente, non succederanno né una cosa, né l’altra. 

Change the way you see the world!


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Spesso il miglior modo per comunicare un messaggio è.. rappresentarlo! Questa collezione di "mappe" ne è un esempio..

The yellow area represents where two percent of Australia's population lives.

Italia all’ultima spiaggia


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Un ottimo articolo, provocatorio (forse) e molto attuale. Thanks Bruno Tinti (Il Fatto Quotidiano).

Qualche giorno fa, Rai 3: Pompei, com’è, che si fa, che si dovrebbe fare. Il responsabile del sito, una signora, non ne ricordo il nome: abbiamo fatto tantissimo. Ma come, ci sono stati crolli, rovine. Sì, ma servono soldi e personale e non li abbiamo; però lavoriamo tantissimo e bene. Della serie: facciamo il possibile ma Pompei va in rovina lo stesso. Ovviamente così può dirsi per chissà quanti siti archeologici, opere d’arte, monumenti. Tutti i giorni: l’economia va male, malissimo, malino, ci sarà una ripresa dello zero virgola, la pressione fiscale insostenibile, la crescita, il lavoro, le imprese… servono tagli… Di cosa, di quanto, non si sa. Così da una vita. Nessuno lo ha mai negato per quanto riguarda il patrimonio artistico e archeologico; e, per quanto riguarda la bancarotta dello Stato, la si ammette da quando è stato possibile imputarla alla crisi dei subprime. Della serie: non è colpa nostra, è colpa della crisi. Come se un debito pubblico di 2. 300 miliardi di euro costruito negli ultimi 20 anni non derivasse dall’incapacità e dal malaffare della nostra classe dirigente. 

Adesso una timida proposta: vendiamo gli stabilimenti balneari e con quei soldi copriamo il mancato gettito dell’Imu. Coro di no. Il sacro suolo, l’ambiente, la speculazione. Tutta gente che non è mai stata ad Alassio (per dire, di posti così ce ne sono migliaia). Il mare segregato da una striscia continua di palizzate e cabine, non si riesce nemmeno a vederlo: sono gli stabilimenti. Ogni tanto (il rapporto sarà di 1 a 10) c’è una striscia larga 10 metri di sabbia sporca e puzzolente: la spiaggia libera. Questo sarebbe l’ambiente da tutelare. Mettiamoci d’accordo subito. È vero, ci sono cose che non si fanno. In realtà, che non si dovrebbero fare. 

Per esempio, non è giusto mercificare il corpo degli esseri umani con la prostituzione e distruggere corpo e mente con droghe. E, naturalmente, non è giusto sottrarre arte e natura al godimento di tutti i cittadini. Quindi lo Stato deve adoperarsi perché tutto questo non accada. Che si adoperi, può darsi, che ci riesca è sicuro di no. Proprio come per Pompei: lavoriamo tanto ma… Allora la domanda è: se non si riesce a impedire prostituzione, droga, rovina del patrimonio archeologico e naturale; se, nel tentativo di farlo, si spendono – inutilmente – un sacco di soldi, ha senso continuare a far finta di fare quello che è giusto, dilapidare le poche risorse pubbliche disponibili e lasciare andare in rovina persone e ambiente? Ovviamente no. L’alternativa? Dove non si può reprimere si regolamenta; dove non si può eliminare il danno, lo si riduce. La presenza di decine di migliaia di prostitute lungo le strade d’Italia rende evidente che la repressione non serve a niente; che la salute pubblica è in pericolo; che le condizioni di vita di queste persone equivalgono alla schiavitù.

Ha senso continuare con leggi che impediscono la regolamentazione di un fenomeno che non si può reprimere? Non è meglio consentire la costruzione di siti in cui la prostituzione possa essere esercitata in sicurezza e salubrità? Non è meglio tassarla recuperando somme variabili tra i 5 e i 10 miliardi di euro all’anno? Nel 2010 la Commissione Globale sulle politiche delle droghe istituita dall’Onu ha pubblicato un rapporto drammatico: “La lotta alla droga è fallita. Dal 1998 al 2008, i consumatori di oppiacei sono aumentati del 34, 5 per cento, quelli di cocaina del 27 per cento, quelli di cannabis sono passati dai 147 a 160 milioni”. Quanto sia fondata questa analisi lo si può constatare quotidianamente: per procurarsi una dose di qualsiasi cosa basta una telefonata o una sosta in piazzetta. 

La repressione è inutile. Ha senso continuare a riempire le carceri di minispacciatori che sono scarcerati dopo una settimana per fare posto ad altri come loro? Serve a qualcosa spendere miliardi di euro per incidere dello zero virgola sul quantitativo di droga disponibile sul mercato? Non è meglio venderla in farmacia a pochi euro, con obbligo di identificazione per i minori, eliminando così mercato clandestino e criminalità indotta? E, quanto al patrimonio artistico e naturale. Non è meglio vendere le spiagge, con l’obbligo di rispettare progetti edilizi che valorizzino l’ambiente (ogni violazione deve essere causa di risoluzione del contratto senza diritto alla restituzione di quanto pagato), piuttosto che assistere inerti al sacco del litorale in cambio di quattro soldi per le concessioni? Non è meglio vendere i siti archeologici, addossandone i costi della manutenzione agli acquirenti, invece che contemplare il loro degrado consolandosi con “abbiamo fatto quello che abbiamo potuto?” Anche qui, ovviamente, consentendone lo sfruttamento commerciale nel rispetto vincolante di progetti predisposti dallo Stato: alberghi, ristoranti, siti commerciali; tutta roba che c’è già, spesso abusiva, quasi sempre orribile. 

Certo che è meglio. Ma non si fa. Per ipocrisia: lo Stato ha il compito di reprimere prostituzione e traffico di droga, di tutelare il patrimonio artistico, culturale e naturale; lo sta facendo e lo farà sempre meglio. Per demagogia: il patrimonio artistico, archeologico e naturale è di tutti; mai ne consentiremo la privatizzazione per il godimento di pochi. Per ideologia: prostituzione e droga sono peccato; non se ne può diventare complici regolamentandoli. Fantastico. Visiteremo Pompei incespicando in pezzi di mura crollate, pungendoci con siringhe abbandonate e calpestando preservativi infetti.

Il ruolo della Matematica


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Un ottimo articolo di un professore universitario (fisico matematico) che fa riflettere sulla funzione e sull'importanza della matematica come struttura ultima della "scienza", davvero una lettura interessante ed estremamente densa.

La contrapposizione Scienza Pura / Scienza Applicata esiste dal momento in cui esiste la tecnologia, cioè da quando l'uomo ha cominciato a costruire utensili. Vorrei qui cercare di sfatare il pregiudizio comunemente diffuso, probabilmente anche a livello di istituzioni sia nazionali che internazionali (CEE). Si tratta della seguente idea "che possa esistere la scienza applicata senza la scienza pura o che comunque la prima sia largamente indipendente dalla seconda e pertanto la si debba finanziare "di più" e semplicemente ''tollerare'' la seconda... E anche che si debba giudicare (e quindi finanziare) la scienza pura in base alla ricaduta sociale immediata."

Consideriamo allora la storia delle invenzioni e scoperte a più grande impatto sociale per rendersi conto dell'ingenuità del pregiudizio. (...) 
  • La tecnologia che ha maggiormente caratterizzato la vita di ogni giorno alla fine del secolo scorso e dell'inizio dell'attuale è la tecnologia dei semiconduttori. Si tratta dell'applicazione della teoria quantistica alla conduzione elettrica. Senza la formulazione teorica della meccanica quantistica nessuno avrebbe pensato di cercare un sostituto microscopico (conduttore drogato o semiconduttore) alle precedenti valvole termoioniche e, cosa importantissima, non ci sarebbero stati nemmeno gli strumenti concettuali per poter trattare l'insieme di dati fenomenologici che sottendono tale tecnologia. Il transistor e la microelettronica, come oggetti finali tecnologici di questo tipo di scienza applicata, sono la punta di un iceberg di risultati e concettualizzazioni propri della scienza pura non finalizzata ad alcuna applicazione pratica. In generale, la parte sommersa di tale iceberg è quanto più immensa quanto più la tecnologia è complessa.  
  • Lo stesso discorso può essere  ripetuto per altre tecnologie come il LASER,  tutti i sistemi moderni di screening medico automatico, come la risonanza magnetica e la tomografia ad emissione di positroni. (...) 
  • Le applicazioni più recenti della genetica molecolare sono la punta di un iceberg di un bagaglio di simili conoscenze della scienza pura in ambito biochimico. Basta leggere il classico testo sulla scoperta del DNA di F.C. Crick e J.Watson per rendersene conto.  E' poco noto che  l'esistenza di una struttura  autoriproducente alla base dei sistemi viventi era  già stata  proposta e studiata teoricamente, prima della scoperta sperimentale del DNA, da due delle menti  più geniali del secolo scorso: E. Scroedinger e  J. von Neumann  con motivazioni del tutto teoriche e reciprocamente indipendenti. 
  • Un ulteriore esempio ancora più importante è il il WEB (internet). Nella forma in cui lo conosciamo oggi è stato pensato e costruito tra il 1979 e il 1991. Si tratta di un'invenzione che deriva come sottoprodotto dalla scienza pura. Alla fine del secolo scorso in uno dei laboratori più importanti della scienza pura, il CERN di Ginevra, era necessario costruire un linguaggio informatico per scambiare rapidamente informazioni (dati scientifici di vario genere) attraverso la rete locale di computers dei gruppi di ricerca che lavoravano su differenti esperimenti. In questo modo nacque l'ipertesto ed il linguaggio html. Questo esempio rende anche conto del fatto di come sia difficile prevedere (o dirigere con la scelta a priori di cosa sia finanziabile in base a probabili ricadute sociali) la nascita di nuove tecnologie a grande impatto sociale. Se si esaminano gli scenari avveniristici previsti dai futurologi del secolo scorso, il WEB era fuori della loro portata (eccetto forse per alcune intuizioni geniali di Marshall McLuhan).
Come poteva essere a disposizione degli scienziati,  per esempio, inventori del transistor, un bagaglio di nozioni teoriche e fenomenologiche "pronto per l'uso"? Una risposta, secondo me, che coglie gran parte della verità,  è questa: 

"perché coloro che hanno accumulato questo bagaglio conoscitivo non erano motivati da interessi particolari applicativi, ma volevano "solo" capire "come funziona" il mondo fisico e, per questo motivo, si sono mossi in tutte le direzioni possibili."

Ma qual'è il ruolo della matematica  in tutto questo discorso?

Il ruolo è centrale, restringendosi a quelle scienze il cui linguaggio teorico è fortemente contaminato da quello matematico: fisica e chimica prima di tutto, ma anche la biologia molecolare e, come ricaduta diretta sulla tecnologia, tutti i campi dell'ingegneria. Possiamo dire che “senza opportuni concetti matematici la scienza pura e, di riflesso, quella applicata, non potrebbero nemmeno esistere.” (...) Gli esempi sono tantissimi nella storia della scienza, vediamone solo alcuni.
  • La meccanica classica galileaina e newtoniana si basa in modo fondamentale sulla geometria euclidea. La geometria euclidea è il linguaggio della fisica meccanica elementare. Senza lo studio approfondito delle coniche, per esempio, non si sarebbe mai potuta concepire l'idea  che i pianeti, intorno al sole,  si muovono lungo ellissi con buona approssimazione, arrivando  a formulare le leggi di Keplero. Di conseguenza non sarebbe stato così facile dedurre la legge di gravitazione universale.
  • La relatività generale senza geometria differenziale riemanniana non sarebbe mai nata: non ci sarebbe stato il linguaggio stesso per poter semplicemente immaginare le nozioni elementari di tale teoria. Non esisterebbe nemmeno la cosmologia moderna.
  • La meccanica quantistica non avrebbe avuto il linguaggio concettuale per poter formulare le sue leggi senza l'analisi funzionale, ma prima ancora l'algebra non commutativa della matrici.
  • La nozione di entropia termodinamica senza il calcolo integrale non sarebbe mai stata formulata.  
  • Il modello standard delle particelle elementari non esisterebbe senza la teoria dei gruppi di Lie e non avremmo  ma nemmeno la nozione moderna (dovuta a E. Wigner) di particella elementare.
  • Le teorie moderne del legame chimico molecolare, in fisica-chimica, non si sarebbero potute formulare senza la teoria delle equazioni differenziali alle derivate parziali, la teoria dei gruppi e la teoria delle mappe multilineari alternanti. 
  • L'analisi teorica della cinetica delle reazioni chimiche non esisterebbe senza la teoria delle equazioni differenziali ordinarie. 
Di fatto tutta la matematica, dalla logica matematica  alla geometria algebrica, sono state usate e sono usate in applicazioni. (...) Praticamente tutti i concetti e ragionamenti fondamentali di alcune delle scienze moderne più importanti sono  rappresentati da termini propri di un preciso linguaggio matematico preesistente, senza il quale in tali scienze non sarebbe possibile argomentare o addirittura pensare. (...)

Credo sia doveroso precisare che esiste comunque un importante processo di feedback della scienza non matematica sulla matematica e della scienza applicata sulla scienza pura. Vorrei soffermarmi sul primo caso. Il menzionato feedback si esplica nel fatto che lo sviluppo di certi rami della matematica hanno ed abbiano avuto, tra le loro motivazioni, ragioni  di carattere applicativo. Tuttavia il processo di costruzione delle teorie matematiche anche quando  basato su motivazioni iniziali applicative,  prescinde rapidamente da esse e prosegue autonomamente emancipandosi dal significato dei termini, spesso rimanendo contaminato da percorsi matematici paralleli ed indipendenti, nati con  diversissime motivazioni. Alla lunga questo processo si è rivelato come un potentissimo punto di forza, non un inconveniente, per le stesse applicazioni della matematica. La verità semantica viene sostituita dalla coerenza logica emancipandosi dal significato iniziale dei termini matematici. Il processo produce autonomamente nuovi enti teorici (spesso inimmaginabili lavorando su un piano semantico) il cui significato può essere dato e modificato a seconda del contesto applicativo.  La sola coerenza logica della costruzione è garanzia della verità delle affermazioni nella realtà, il possibile significato dei termini è irrilevante. Garzie a tale processo, per esempio, idee che motivate dalla meccanica dei mezzi continui, come la nozione di tensore, sono state successivamente utilizzate con successo in contesti completamente differenti, come la teoria della relatività generale. Oppure la nozione di entropia, motivata dallo studio delle macchine termodinamiche del secolo XVII ha avuto un suo impiego fondamentale nella teoria dell'informazione, nella teoria delle macchine calcolatrici e nella formulazione teorica delle leggi fisiche dei buchi neri. Si tratta di un processo creativo e libero di altissimo livello, il più alto credo del quale sia capace la mente umana. La formulazione matematica della meccanica quantistica è uno dei massimi esempi di questo processo: riuscire a gestire rigorosamente la fenomenologia sperimentale che sottende  il principio di indeterminazione di Heisenberg, che sfugge e modifica le categorie kantiane, credo non abbia precedenti nella storia del pensiero. Forse solo comparabile alla sintesi einsteniana in cui la dinamica e la causalità fisica vengono ''ridotte'' ad una versione superiore di geometria.

(...) Per affrontare i problemi concreti, della cui natura si conosce poco e a volte nulla, è necessario avere a disposizione un serbatoio di soluzioni possibili o di mattoni per costruire tali soluzione. Più grande è questo serbatoio più è alta la possibilità di risolvere i problemi. Il serbatoio della scienza applicata è la scienza pura e un grande serbatoio per scienza pura è la matematica pura.

Un ultimo commento del tutto personale. Io credo che, a chi ci chiede provocatoriamente: a cosa serva la matematica se se ne tolgono le (pur importantissime) applicazioni e le ricadute sociali, dovremmo anche avere il coraggio di rispondere con lo stesso grado di provocazione:

"Non serve a niente, esattamente come l'Arte. Per questo è altrettanto importante."

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Con un po’ di ritardo rispetto alle mie intenzioni, finalmente scrivo qualcosa della mia vita in Australia. Il lavoro nell’azienda “solare” procede bene ed invade più o meno completamente ogni mia giornata. A fine Ottobre abbiamo ricevuto una visita importante da parte di membri di varie commissioni che decideranno se finanziare il nostro progetto con qualche numero a 6 zeri, per cui nei giorni precedenti abbiamo speso considerevoli energie per accertarci che tutto funzionasse alla perfezione. Abbiamo sistemato ogni singolo problema ed ho avuto modo di cimentarmi tanto nell’assemblaggio degli “heliostats” (motori, ingranaggi e alberi) quanto nella sostituzione di PCB (schede elettroniche di controllo dei motori), batterie, cavi e quant’altro.. tanto tanto lavoro (anche di sabato), ma il giorno fatale tutto è andato per il meglio e il campo di specchi era davvero bello e funzionante, così bello che mi sono arrampicato sulla torre solo per vederlo dall’alto e fare qualche foto (top secret, sorry!).

Per fortuna da un paio di settimane i ritmi si sono un po’ allentati e, sebbene continuiamo a prenderci cura di ogni problema nel campo, riusciamo a trascorrere qualche ora anche in ufficio ad ultimare il progetto del prossimo impianto (che inizieremo a breve). Incredibile quante cose vadano seguite e curate nei minimi dettagli, non solo – ovviamente – la progettazione dei componenti, ma anche per esempio le tecniche di imballaggio e la sistemazione nei container di spedizione per ottimizzare tempi e costi. Ogni problema si discute e si affronta insieme, il brain storming non manca mai e ogni idea è seriamente considerata ed analizzata.. il bello di una startup è anche questo clima così propositivo, in cui ognuno può contribuire come meglio riesce. Il lavoro nel campo è sempre interessante anche se non sempre efficiente a causa di alcune scelte in fase di progettazione che rendono le operazioni talvolta lente e poco produttive (ah quanti specchi sto muovendo manualmente, ruotando a mano le ghiere dentate..) e l’assenza di una procedura “sistematica” talvolta rende il lavoro ridondante e superfluo.. insomma, c’è tanto da fare! Essendo un po’ stufo di risolvere più volte lo stesso problema ho scritto qualche riga di software e così ora abbiamo un semplice portale web di gestione del campo di specchi, dove possiamo tener traccia di ogni problematica e delle varie modifiche apportate.. finalmente!

La vita extra-lavorativa è molto limitata, però c’è ancora.. per il momento! In realtà le attività qui nei dintorni non abbondano, quindi partecipiamo più o meno a tutto ciò che viene organizzato nel raggio di 50 km. Ad esempio qualche settimana fa siamo perfino andati ad una “festa” per famiglie organizzata all’interno di una scuola elementare vicino alla nostra fattoria, dove tra l’altro ho scoperto diversi giochi semplici e perfetti per simili occasioni.


Un paio di volte siamo stati a Parkes, un paese poco più grande di Forbes (che è il paese più vicino a noi), dove tra l’altro si trova un grande “dish” usato come radio telescopio. Si dice che le immagini del primo atterraggio lunare siano arrivate proprio a questo disco e da qui siano state ritrasmesse in tutto il mondo..!


Lo scorso weekend abbiamo deciso di andare a Wellington, un paesino ad un paio di ore di strada da noi famoso per alcune grotte particolarmente grandi ed affascinanti. Io, Patrick e le tre ragazze inglesi che lavorano nella nostra stessa fattoria ci mettiamo in marcia appena dopo colazione e verso le 12 stiamo per raggiungere la nostra meta quando un auto della polizia ci invita a fermarci al lato della strada. L’agente si avvicina e dice che il nostro mezzo (il pick-up dell’azienda) non è registrato (e neppure assicurato..), così ci regala 607$ di multa che potrebbero perfino aumentare considerando che una parte della targa posteriore è rotta (ulteriore infrazione..). La notizia un po’ ci scuote (soprattutto l’importo) e in particolare non ci è chiaro se possiamo continuare a guidare il pick-up o no, così facciamo qualche telefonata per capire come muoverci.


Poco dopo decidiamo di proseguire fino a Wellington (a pochi km) e mangiare qualcosa in attesa che il boss ci richiami con nuove istruzioni, finchè non ci viene detto “ufficialmente” di lasciare il mezzo lì e farci venire a prendere da un nostro collega, il quale riporterà a casa un paio di persone tra cui Patrick, che a sua volta tornerà a prendere gli altri (siamo in troppi per un viaggio solo..). Insomma, ci aspettano diverse ore di attesa a Wellington! Per fortuna mentre aspettiamo il nostro amico riusciamo a visitare le grotte (guidando per un po’ il mezzo non registrato), che si rivelano davvero interessanti.




Yiyang (il collega) arriva per le 17 e subito riparte con Patrick e Kat, mentre io e le altre due ragazze passeggiamo tranquillamente per Wellington con la prospettiva di 5 ore di attesa.. la sera mangiamo qualcosa in un pub in città e per le 23 Patrick e Kat sono di ritorno, così finalmente saliamo in macchina e ci dirigiamo verso Forbes. Ovviamente non poteva mancare un'ulteriore auto della polizia che ci fa nuovamente accostare mentre l’agente esegue un rapido controllo su Patrick, che per fortuna non ha bevuto nemmeno un sorso di birra prima di partire.. arriviamo a casa a notte fonda, stanchi ma abbastanza contenti (almeno finchè non pensiamo alla multa).

Alla fine probabilmente la multa la pagheremo noi anche se ci aspettavamo che il boss si rendesse conto che non spetta a noi registrare il veicolo, e ci sono persone in azienda che hanno proprio questo compito (perfino in un team piccolo come il nostro!). Anyway ormai è fatta, e in fin dei conti non è successo niente di grave..

Ci aspetta ora un altro mese di lavoro in attesa che inizi il cantiere del prossimo progetto: tra poco inizieremo a preparare il campo ed a produrre specchi, poi arriveranno gli “heliostats” dalla Cina (dove  vengono assemblati) e nel giro di pochi mesi la centrale sarà completa. Nel frattempo le vacanze natalizie si avvicinano e ovviamente ci stiamo già organizzando..!

Canberra


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Finalmente riesco ad aggiornare il blog.. E torno indietro di un paio di settimane, quando siamo andati a Canberra, la capitale dell'Australia. Qualche ora di auto in mezzo ai campi e finalmente entriamo nell'enorme distesa di case e palazzi, con strade ampie, spazi immensi e ovviamente tanti centri commerciali. Un po' come Washington, la città non si è lentamente sviluppata nel tempo (in effetti la storia dell'Australia è troppo breve) ma è stata pensata e costruita in pochi decenni, per cui si fatica a percepirne il "centro" e tutto sembra parte di un unico grande monumento.


Appena arrivati ci incamminiamo verso il palazzo del parlam, collocato all'interno di una "collina" e ben visibile da ogni parte della città. L'edificio è decisamente moderno, e per quanto architettonicamente interessante (dall'esterno) non contiene certamente nulla di particolare, per cui ci accontentiamo di una rapidissima visita.




Torniamo poi verso il centro città, passando accanto al "vecchio" palazzo del governo (che in effetti ha solo pochi decenni in più del "nuovo") e alla zone delle ambasciate, dove tra l'altro non manca una rappresentanza (piuttosto ridicola e sminuente) degli Aborigini.


Torniamo infine all'ostello (dopo un'altra lunga camminata) e ceniamo in una zona pedonale (potrebbe essere il "centro"), per poi trascorrere una bella ed animata (...) serata in un Irish Pub con buona musica e tanta compagnia.

Il giorno dopo visitiamo un paio di musei, tra cui quello all'interno del "War memorial" che contiene diversi mezzi delle guerre del secolo scorso (e non solo).






Cogliamo l'occasione anche per una visita al museo nazionale australiano, che si propone di raccogliere documenti ed oggetti inerenti la storia di questo Paese e che purtroppo spesso si rivela una collezione di manufatti di altre nazioni importati ed usati nella recente storia australiana.


L'unica sezione particolarmente interessante è quella riguardante gli aborigini, non tanto per il materiale esposto ma piuttosto per la storia di questa popolazione così particolare ed autentica.

Prima di rientrare cerchiamo un po' di svago e in particolare puntiamo sui Go-Kart, ma dopo aver visto la pista (piccola e poco soddisfacente) cambiamo idea e puntiamo al pain ball, che si rivela un'attività eccitante e super adrenalica. 

Ceniamo in città (in un ristorante italo-indiano) e rientriamo a Forbes la sera tardi, stanchi ma più che soddisfatti!

Explosive!


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Il secondo giorno di internship dopo una breve tappa in ufficio ci spostiamo nel "field". Il primo task è la rimozione di una parte di conduttura in cui andremo ad installare un flussometro. Niente di spettacolare, se non fosse che i tubi sono pieni di sodio (solidificato) che chiaramente va rimosso. Di nuovo, niente di spettacolare. Se non fosse che il sodio reagisce violentemente con l'aria e soprattutto con l'acqua, e che ovviamente si usa proprio l'acqua per svuotare i tubi. A debita distanza "innaffiamo" il tubo dove inizialmente si sviluppa una fiamma che poi si trasforma in una serie di violente esplosioni (molto, molto potenti!). Ci mettiamo cuffie e maschera anti-gas (sì, proprio quella dei film) e continuiamo finché il tubo non è completamente pulito. Tra l'altro qualche ciuffo d'erba prende fuoco, per cui finalmente ho anche modo di usare un estintore (di solito li vedo solo appesi e ben pitturati alle pareti). Il sodio di per sé non è tossico, ma il mio amico che non aveva la maschera anti gas ha starnutito per due giorni dopo averne inalato i vapori..! Vorrei postare qualche foto del momento ma purtroppo non posso "divulgare immagini"!

Altro lavoro di ufficio nei giorni successivi, principalmente project management, e sempre tanta esperienza sul campo. Giovedì è arrivato il "drilling jig" (in sostanza un blocco di metallo lavorato per uno scopo preciso) che mi è stato chiesto di disegnare lunedì (un'ora dopo essere arrivato in ufficio!) ed ho provato l'ebbrezza di disegnare un oggetto e ritrovarmelo tra le mani pochi giorni dopo..  fantastico. Ho iniziato subito ad usarlo per forare i supporti degli specchi, constatando ancora una volta che il modo migliore per "imparare" è proprio il "fare": ho capito subito pregi e difetti del mio disegno semplicemente "provando" l'oggetto che avevo tra le mani..

Nel campo di lavoro non si impara soltanto come è fatto un "drive mechanism", come sono bloccati tra loro gli "ingranaggi" della trasmissione e come si riparano, come sono posizionati gli specchi e perché. Sul campo ci si sporca le mani, si svitano viti e si muovo specchi, si fanno prove e tentativi, ci si confronta e si parla per tanto tempo per risolvere nuovi problemi o proporre soluzioni diverse. Anche il "capo" è in mezzo all'erba, magari si sporca meno le mani ma non esita a fare prove, osservazioni, domande, e soprattutto calcoli e verifiche. Ogni idea è ben accetta, si parla tanto e ci si concentra anche sul problema più piccolo (il contatto tra due metalli diversi, il costo/tempo di produzione di un foro, il costo di una molla..). Ovviamente ci sono anche mansioni meno "importanti" - oggi ad esempio ho tagliato l'erba per un po' - che in ogni caso sono necessarie e devono essere eseguite (e in fin dei conti tagliare l'erba non è proprio irrilevante, considerando che se l'erba è alta non si vedono i serpenti..!). La cosa sorprendente, comunque, è che c'è qualcosa da imparare anche nel semplice tagliare l'erba: nel tentativo di far partire una macchina collegata al gancio di traino del pick-up, infatti, l'abbiamo dovuta aprire per muovere la cinghia di trasmissione e verificare che tutto funzionasse correttamente, e ancora una volta ho avuto modo di vedere motori, cinghie, leve, meccanismi di trasmissione..

In questi giorni ho avuto modo anche di vedere la "fabbrica" dove hanno prodotto gli heliostats, in pratica un capannone con qualche macchina e un po' di sistemi di immagazzinamento . Ed è sorprendente quanto semplici e "potenti" mi sono sembrate le due macchine che usano per definire la geometria delle strutture, al punto che sarei quasi in grado di ricostruirle e riprogrammarle da solo.. Eppure queste con due sole macchine possono produrre centinaia di pezzi pronti per essere posizionati sul campo.. Incredibile.

Infine anche il tempo in ufficio è sempre proficuo ed utile, principalmente perché essendo tutti seduti attorno allo stesso tavolo c'è sempre qualche confronto in corso in cui si può facilmente intervenire. Anche le telefonate con fornitori e clienti sono fonte preziosa di informazioni e strategie, e proprio il "boss" oggi ci ha raccontato qualche tecnica di vendita/acquisto (tipicamente usate nel mercato automobilistico, specialmente nel caso di auto usate che sono beni "unici" e di cui è difficile stimare il reale valore).

Super soddisfatto, super preso e anche un po' stanco. In fin dei conti usciamo di casa qualche minuto dopo le 8 e lavoriamo quasi sempre fino alle 17.30-18, con una pausa pranzo altalenante (a volte anche tardi) e molto breve, giusto il tempo di un paio di sandwich. Ceniamo alle 18 (troviamo il cibo pronto in cucina) e rientriamo per le 19.. I ritmi sono piuttosto intensi!

Il dado è stato tratto! La mia internship è iniziata così..


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Domenica ho lasciato Sydney insieme ad un ragazzo che lavora qui alla centrale, dopo 5 ore di guida siamo arrivati a Forbes. La casa è a 30 km dal paese, in sostanza è una cascina con 6 stanze, una sala comune e una cucina. Non è tenuta particolarmente bene ma c'è molto spazio, la mia camera è grande e soprattutto.. ho un tavolo enorme!! 1 punto per l'Australia. Purtroppo però la cucina è un po' caotica perchè i luoghi comuni come al solito sono in disordine; cercherò di ritagliarmi uno spazio pulito e ordinato solo per me!

Ieri ho iniziato il lavoro in base: l'ufficio consiste in un'unica stanza dove c'è un grande tavolo e ognuno lavora al suo pc; ho firmato un paio di carte ed ho iniziato subito a disegnare un piccolo componente per il sistema di rotazione degli specchi.. Poi siamo andati a visitare l'impianto pilota che consiste in un centinaio di specchi ed una torre, il tutto funzionante anche se al momento non produce energia (il vapore viene rilasciato in aria). L'idea di fondo qui è produrre in modo rapido e super economico, tutto è indirizzato alla ricerca delle soluzioni più vantaggiose. Tutto è costruito o assemblato "in casa", quindi ho visto anche le macchine con cui fanno gli "specchi" e probabilmente presto le utilizzerò. Ho visto più cose oggi che in 4 anni di università, diciamo che questa è vera scuola. Nel pomeriggio ho cercato una pasta conduttiva (non per calore ma per corrente) e ho contattato qualche fornitore per procedere all'acquisto. C'è molta autonomia ed essendo un'azienda molto piccola (siamo 6-7 in tutto operativi al tavolo, più qualche boss) le attività spaziano molto.

Gli altri ragazzi sono in gamba, 1 australiano, 1 inglese ed 1 cinese. In ufficio c'è un altro australiano che è il responsabile del posto in cui lavoriamo. Tutto il cibo è passato dall'azienda, a pranzo però prepariamo noi ciò che vogliamo mentre a cene ci viene cucinato qualcosa. Lavoro ben più delle 7.5 ore pensate, oggi ho iniziato alle 8.30  e siamo andati via quasi alle 18.00, con breve pausa pranzo. Qui è buio già alle 19, però l'estate deve ancora iniziare e tra poco cambiamo anche l'ora (1 in avanti), quindi magari riuscirò a fare qualcosa in serata (tipo un po' di corsa o altro).

Ovviamente qui ci sono serpenti e ragni, entrambi velenosi.. Quindi un po' del training è stato dedicato anche a quello, anche se spero vivamente di non provare quest'esperienza. Diciamo che entrambi sono mortali nel giro di poche ore, per cui bisogna stare calmi e farsi portare subito in ospedale..

Nei prossimi giorni probabilmente lavoreremo con alcune nuove schede di controllo degli specchi che operano wifi, e nel giro di qualche settimana inizieremo - credo - la produzione degli specchi per l'impianto di 6 MW (termici): si parla di circa 3000 specchi da costruire (il telaio), assemblare e posizionare. Arriveranno anche le torri e forse entro 6 mesi gran parte del lavoro sarà fatto.. così spero!

Tra l'altro oggi ho guidato per la prima volta "sulla destra".. che caos! Per fortuna le strade sono vuote così non ho centrato nessuno ogni volta che ho sbagliato corsia dopo un incrocio! E probabilmente quando rientrerò in Europa dirò il contrario..

La mia lunga estate. Parte 1.


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Tra un impegno e l’altro ho faticato a scrivere sul blog negli ultimi mesi, a parte qualche post sporadico come il video sul mitico Tom che non potete perdervi (è qui sotto) e un paio di altri articoli “rebloggati”, quindi penso sia giunta l’ora di raccontare i recenti avvenimenti e spiegare così anche il titolo di questo post.
 
Il secondo semestre all’ETH è stato super busy, più o meno come il primo. Ho seguito qualche corso in meno ma ho aggiunto al piano di studi un “progetto semestrale”, che ha invaso ogni frazione del mio tempo, in università e a casa (e anche sul treno), ma che al tempo stesso mi ha dato qualche soddisfazione (beh, essendo parte di progetto dell’IBM..).
 
A giugno ho dato qualche esame e ho svolto un breve lavoro per un’azienda di consulenza (Svizzera), poi ho dato una mano al campo di competenza di canoa ed esplorazione fluviale (Quinzano) e al campo di pioneristica (Piazzole), dove ho ritrovato i colori, le emozioni e la grande gioia che le esperienze scout sanno far vivere così intensamente. Nel frattempo ho lavorato per un po’ di ore anche nella casa di Brescia, principalmente scrostando e pitturando muri, e fino a fine Luglio non ho avuto molto tempo libero.
 
L’ultima settimana di Luglio ho finalmente trascorso qualche giorno in montagna con Carolina e ho “sgranchito” un po’ le gambe (primo giorno: Temù – Cané – Val Grande – Vezza).  Franci, Monica e Mazza ci hanno raggiunto presto ed insieme abbiamo camminato un po’ tra le montagne “a me sì tanto care”. Domenica 28 Luglio io e Carolina abbiamo fatto tappa all’arena di Verona per assistere ad un’ottima “Aida” rappresentata con coreografie originali e molto curate.
 
Pochi giorni (anzi.. poche ore) di pausa e subito siamo ripartiti per Salina, che abbiamo raggiunto dopo un giorno di autostrada ed una notte di traghetto (ah che scelta l’auto..). Calda ed accogliente, rustica e vivace, soleggiata e sempre bella, Salina mi piace in particolare se vissuta in compagnia (e quest’anno eravamo una decina, tra amici e amici di amici..). Immancabili le granite di Alfredo, la panna di Alfredo e il “pane cunzato” di Alfredo. Immancabile Alfredo, insomma. Oltre a tanto sole (cocente), tante ore di mare, qualche sessione di pesca in apnea (quanto mi è piaciuta!) e un po’ di allenamento serale di corsa, non è mancata neppure un’uscita con il gommone noleggiato ed una visita a Lipari (meravigliosa). Il giorno di gommone in realtà non è stato particolarmente tranquillo.. diciamo che si sono sommati un po’ di “inconvenienti”: all’andata un paio di persone sono state piuttosto male, poco dopo abbiamo dovuto abbandonare l’ancora incagliata troppo a fondo per essere ripresa in apnea, poi abbiamo finito la benzina a qualche km dalla base, ci siamo fatti trainare ad un porto, abbiamo chiesto un passaggio in vespa con la tanica della benzina tra le gambe, ci siamo impanicati nel constatare che il motore non si riaccendeva neppure con la tanica piena ed infine siamo stati miracolosamente aiutati da un meccanico del posto (che rientrava in porto proprio in quel momento) che ci ha liberato la pompa di alimentazione dall’aria che la bloccava. Insomma, alla fine la “rilassante giornata di gommone” ci ha distrutto, nonostante qualche bagno a Filicudi ed una pausa al porto (per fare rifornimento, che poi si è rivelato misteriosamente insufficiente). Lunedì 12 Agosto ho preso l’aliscafo per Palermo, ho fatto un giretto rapido per la città (affollata e un po’ caotica) ed infine ho preso il volo Rayanair che mi ha riportato a Bergamo.
 
Qualche giorno di “pausa” (in realtà di studio e di lavoro in casa) e poi un lungo viaggio in auto fino a Zurigo, per sostenere un ultimo esame (e forse davvero l’ultimo di tutto il corso di studi, quindi.. proprio l’ultimo..) e per riportare a casa tutti i miei averi. Inutile dire che Zurigo mi colpisce ancora e perfino in piena estate si rivela un posto fantastico in cui trascorrere le giornate di sole grazie ai parchi, al fiume, al lago (dove tutti fanno il bagno) e alle vie animate di centinaia di persone.


Sabato sono già di rientro e lungo la strada la sera mi fermo ad Iseo e salgo in auto con Franci, Giovanni e Monica ed insieme andiamo alla “Mostra Mercato” di Bienno, un evento meraviglioso che porta migliaia di persone nel piccolo (e splendido) borgo della Val Camonica. Domenica sistemo rapidamente il materiale e preparo le borse perchè martedì 20 mi imbarco su un altro areo diretto a.. Reykjavik!! Un mese di Islanda mi aspetta in sella alla mia grande bici, dapprima in solitaria (per 2 settimane) e poi con l’amico cinese Penghao, che pedala con me nella seconda parte del viaggio a Settembre e tra vento, pioggia e freddo le sfide non sono mancate!! (Tutto il viaggio è raccontato in “Outdoor” – oppure devo ancora trascriverlo, ops..).
 
Rientro dall’Islanda domenica 15 Settembre, festeggio il compleanno (in ritardo), sistemo il materiale e conto  di riposarmi per qualche giorno prima di ripartire, finché l’amico Somesh non mi scrive per dirmi che sta per arrivare in Italia (da Copenhagen, dove  è in scambio da Drexel - Philadelphia) e che vuole stare un po’ di tempo con me... così venerdì siamo insieme a Milano, sabato lo mando a Verona mentre io sono alla Strongman Run di Rovereto (a breve un post anche su questo!), domenica camminiamo per le splendide vie di Sirmione e lunedì lui torna a Milano (da solo) mentre io pranzo con i miei zii e infine mi decido a preparare la valigia. Martedì completo i preparativi, saluto Carolina (che parte per Parigi, in cui frequenterà l’università nei prossimi anni) e pianifico meglio gli ultimi dettagli del viaggio: il volo mi porterà a Tokyo, che visiterò di corsa in poche ore, per poi arrivare a Sydney dove lavorerò per sei mesi come “stagista” in un’azienda che si sta occupando della costruzione di un impianto solare termodinamico nell’entroterra Australiano (wow!). Considerando il cambio di emisfero, la mia estate quest’anno durerà un po’ di più.. diciamo che probabilmente perderò un inverno (e quindi avrò tre primavere/estati di seguito)!
 
Mercoledì mattina ho ancora qualche minuto per incastrare le ultime cose in valigia e pianificare ogni secondo a Tokyo per sfruttare al meglio il pochissimo tempo a disposizione in questa metropoli, poi mio papà mi accompagna a Malpensa e, tra l’altro, mi ricorda di comprare una marca da bollo necessaria per il passaporto che è ormai vecchio di più di due anni. Mangiamo insieme, imbarco il borsone e bevo un ultimo caffè.
 
Un abbraccio, e poi son partito.

The orchestra in my mouth


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Incredibile.

Arte e "casta"


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Visto che ogni tanto mi addentro in discorsi sull'arte e sul concetto di bellezza "soggettiva" ed "oggettiva":

Il fenomeno “Casta” non esiste solo in politica, ma in molti altri settori, compreso quello dell’arte e della musica. (...) oggi più che mai, lo stesso tipo di estraneità nei confronti di moltissima musica post-dodecafonica (concettuale, sperimentale, di ricerca che dir si voglia) viene manifestata apertamente – e soprattutto – da persone molto istruite. (...)

Nel tentativo di giustificare un’endemica mancanza di spettatori per questa musica, una delle argomentazioni più utilizzate da critici e compositori, è che il pubblico non sia in grado di capirla, né di apprezzarla, poiché non conosce i complessi codici compositivi che si celano dietro la sua genesi. Eppure le persone che ogni giorno affollano gli auditorium di tutto il mondo quando si eseguono autori come Vivaldi, Bach o Mozart (la cui musica è fortemente codificata), sono forse diplomate in composizione o conoscono a menadito il sistema tonale? Per godere di una rappresentazione del Lago dei Cigni di Tchaikovsky occorre essere dunque coreografi professionisti? Apprezzare Dante è forse possibile solo possedendo una laurea in letteratura tardo medievale?

Per quale strana ragione, dunque, nel caso della musica contemporanea e dell’arte concettuale in generale, al pubblico dovrebbe essere richiesta una specifica preparazione tecnica (una patente) o un’adesione mistico religiosa ai precetti su cui si basa la particolare opera cui assiste? Se si considera poi che questa musica non ha in genere dei veri committenti, né tanto meno un pubblico con cui confrontarsi, viene il sospetto che, nei casi più estremi, ci troviamo vis-à-vis con un espediente usato dai compositori per porsi al di sopra di tutto e al riparo da qualsiasi tipo di osservazione critica, anche la più costruttiva.

Questo modo di fare musica ha ormai più di settant’anni, dominati in massima parte da esperimenti rumoristico-cacofonici e autocompiacimenti tecnicistici e se il pubblico diserta sistematicamente le sale, forse non ne ha tutte le colpe. Salvo rare eccezioni, questa filosofia musicale non ha prodotto grandi capolavori e ha finito con l’attrarre a sé personaggi interessati più alla speculazione linguistica che alla musica e all’arte come linguaggi. Atteggiamenti fortemente autoreferenziali e uno strutturale disinteresse nell'esplorare codici di comunicazione condivisibili da un vasto pubblico, hanno finito paradossalmente col riavvicinarlo alla musica del passato. Se direttori d’orchestra come Claudio Abbado, Riccardo Muti o Daniel Barenboim continuano a riempire sistematicamente i teatri di mezzo mondo, verrebbe davvero il desiderio di dire affettuosamente a Remo e Augusta di non nutrire troppi complessi d’inferiorità se non capiscono il concerto di Cage. (...)