Dopo l'articolo di Repubblica: "Università Ecco le migliori d'Italia" e soprattutto dopo 3 anni di studi all'interno di questo sistema universitario ho deciso di scrivere qualche post sul tema.. Non vorrei un giorno dimenticare come funziona davvero il sistema universitario in Italia, né vorrei dovermi sorbire discorsi di politici e pseudopolitici che elogiano il Paese e i suoi servizi (ma solo quando fa comodo a loro), quindi scrivo.
Inizio oggi, dopo l'ennesimo esame (tra l'altro l'ultimo!) e l'ennesima sensazione di frustrazione. Seguo il corso che - pur essendo assolutamente legato fenomeni reali e concreti - è prevalentemente retorico, con poche esercitazioni e pochissime applicazioni. Ed è andata già bene perché almeno una volta ogni tanto oltre a gesso e lavagna abbiamo visto che lucidi proiettati con la lavagna luminosa (no, nessun videoproiettore, non scherziamo). E se non sai cos'è una lavagna luminosa, ti stimo. Magari non lo sapessi neanche io e fossi circondato solo da schermi e lavagne digitali...
Pochi esercizi dunque.. così chiedo al docente se può darmene alcuni extra, perché purtroppo ho questa brutta idea di voler capire le cose e di non volerle studiare a memoria (modello "papera").. ma purtroppo sono solo nella mia battaglia per capire quello che studio, perché nessun altro mi sostiene e soprattutto il docente mi dice "no, no, gli esercizi non servono.. studia la teoria". Bene.
L'esame è basato su esercizi (beh, almeno questo), e ovviamente quando durante le esercitazioni fai tre esercizi del ca.. cavolo di difficoltà paragonabile a quelli che facevi alle elementari, forse non riesci ad essere così ben preparato come vorresti. E allora ti ritrovi lì a pensare a come "inventare" una soluzione, perché non hai mai visto nulla di simile prima e in qualche modo devi uscirne. E mentre inventi, oltre allo stress dell'esame hai anche una componente di rabbia e frustrazione che quasi quasi urli. Non capisci infatti che senso ha perdere 4 mesi di tempo facendo lezione se il corso non ti prepara in modo adeguato all'esame... allora cosa dovrei aver imparato?
E gli altri? Sono tutti così frustrati?
Ma no! Gli altri se la ridono.. e se la raccontano.. cioè, si raccontano l'esame, se lo scambiano, lo discutono.. peccato che l'esame dovrebbe essere "in solitaria" e tu, povero pirla, cerchi di farlo davvero da solo. E il docente ogni tanto fa finta di arrabbiarsi (senza prendere ALCUN provvedimento), e ogni tanto ignora.. (e ogni tanto collabora con i "gruppi di lavoro"..). Altra rabbia e frustrazione.
Allora consegni, sapendo che qualcosa non è corretto al 100% ma che hai fatto del tuo meglio, e soprattutto che non è colpa tua se non hai saputo fare qualcosa. Ovviamente a volte è proprio colpa tua, perché magari non hai studiato bene o non hai capito fino in fondo, ma questa volta no, perché hai studiato bene ed hai perfino perso tempo a cercare esercizi in internet, ma purtroppo non è così facile trovare il materiale giusto per prepararsi (e lezioni ed esercitazioni dovrebbero servire proprio a questo..). Consegni, dicevo. E poi guardi il compito con il docente, che ovviamente trova i tuoi errori e te ne chiede ragione, e invece di capire cosa non ti è chiaro insiste sugli errori e magari ti schernisce pure.
Beh, uno spasso. Il problema è che eliminando tutto ciò che è superfluo (la rabbia, la frustrazione, il docente che ti schernisce, gli argomenti che non hai capito fino in fondo) alla fine del corso ti rimane ben poco.. eh già, perché avendo fatto poche applicazioni ed avendo studiato "per l'esame" di certo i concetti non si sono davvero radicati nella mente... e allora a cosa è servito?
Concludo qui lo sfogo post-esame, e soprattutto lo sfogo dopo un corso davvero sciupato.. ma anche se forse dimenticherò i concetti del corso (perché non si sono fissati nella mente), non voglio dimenticare come NON dovrebbe funzionare un corso universitario. E voglio sognare un corso perfetto o quasi perfetto, a cui peraltro ho fortunatamente partecipato in passato.
Un corso di ingegneria, secondo me, non può prescindere dallo studio teorico. Ma non una teoria cruda e fine a se stessa, bensì una teoria "ragionata", che sappia scendere nei dettagli delle dimostrazioni solo per capire pienamente le applicazioni. Una teoria che giustifichi i procedimenti e che venga richiamata costantemente a verifica delle soluzioni. Senza, quindi, inutili formule mnemoniche (esami a libri aperti, ovviamente) o dimostrazioni da memorizzare passaggio per passaggio (che puntualmente si dimenticano 3 secondi dopo l'esame), ma con richiami alla realtà ed applicazioni dirette dei concetti, in modo che ci si abitui a ricercare intorno a sé l'applicazione delle leggi della fisica (o chimica, o quant'altro).
E poi.. esercizi. Santi esercizi. Applicazioni, problemi, spunti, esempi, sfide... in una parola: capire. Capire davvero ciò che si fa, come funziona, come si usa.. diventarne padroni, imparare ad usare gli strumenti (reali o matematici) concretamente, saper risolvere facilmente problemi standard e sapersi approcciare a problemi molto complessi.
Infine.. la pratica "reale", cioè il laboratorio. Gli esercizi e le applicazioni (ovviamente anche al PC, è scontato) costruiscono la capacità di risolvere il problema, il laboratorio permette un approccio "effettivo" alla realtà.. ci si rende conto che gli strumenti generano errori, che certe misure non sono affidabili come altre, che certi fenomeni sono più o meno evidenti.. insomma, provando con le proprie mani la conoscenza diventa perfetta.
Allora sì che all'esame puoi chiedermi quello che vuoi, e puoi stare sicuro che non ci saranno problemi.. Fammi pure domande per due ore, e saprò arrivare dappertutto. E a distanza di 6 mesi rifammi le stesse domande, e le risposte non saranno molto diverse...
Eh, sarebbe bello studiare per imparare. Invece per ora dobbiamo studiare per.. studiare.